2012-07-30 13:53:32

Giornata dell'amicizia. Mons. Fragnelli: non un vago sentimento, come uno è così sarà il suo amico


E' stata celebrata ieri – per il secondo anno consecutivo - la Giornata internazionale dell’Amicizia promossa dalle Nazioni Unite con l’idea che l’amicizia tra i popoli possa essere un mezzo per costruire la pace. Al microfono di Roberta Barbi il vescovo di Castellaneta, mons. Pietro Maria Fragnelli, riflette su questo tema così importante e affrontato spesso anche nella Bibbia:RealAudioMP3

R. - Questi appuntamenti internazionali, sicuramente sollecitano tutti a verificare il polso della nostra civiltà. La presenza o meno dell’amicizia tra le persone, le culture, i popoli, credo sia una cosa che non può non stare a cuore a tutti, ma in particolare a noi cristiani, perché lo sguardo cristiano sull’uomo contemporaneo, sui popoli di oggi è uno sguardo che si rivela sempre più indispensabile, sia attraverso la via della compassione, della misericordia, sia proprio attraverso la via dell’amicizia, del cuore di Cristo che si fa amico dell’uomo, ripropone l’intero messaggio dell’amicizia di Dio nei confronti dell’umanità.

D. - La Bibbia racconta diverse storie di amicizia: cosa può insegnarci oggi, epoca in cui, anche con il proliferare dei social network, l’amicizia viene spesso confusa con la conoscenza?

R. - La Sacra Scrittura ci insegna la costanza nell’amicizia. Dice il Siracide: “Chi teme il Signore, è costante nella sua amicizia, perché come uno è, così sarà il suo amico”. C’è un’idea di umanità che è plasmata dal rapporto con Dio e diventa capace, quindi, di tessere legami duraturi, all’interno dei quali c’è tenerezza, ma c’è anche perdono reciproco. L’amicizia di cui la Bibbia parla non è un vago sentimento a carattere romantico, ma è un percorso fatto insieme, un camminare sotto lo sguardo dell’Altissimo, forse anche sperimentando la delusione, ma una delusione che apre le porte al perdono. Nella Scrittura si parla anche dei grandi amici di Dio, che sono divenuti amici proprio nella prova. Poi, certo, ci sono queste amicizie - potremmo dire - esemplari, che sono comunque un punto di riferimento importante per quanto ha a che fare con la gratuità, con la ricerca dell’altro, per quel valore che egli ha agli occhi di Dio. Dio cerca ogni uomo per quello che è l’uomo, non per l’interesse che ne può avere: così deve essere l’amicizia.

D. - L’uomo può diventare amico di Dio...

R. - Tutta la Sacra Scrittura è una proposta di amicizia da parte di Dio nei confronti dell’umanità intera, ed è un anelito costante dell’uomo all’amicizia con Dio. Ed è qui che s’inserisce la presenza di Gesù: Gesù è davvero il ponte che rende possibile il legame profondo dell’amicizia che è misericordia e che è, nello stesso tempo, costruzione di una realtà nuova.

D. - Anche Benedetto XVI in occasione della celebrazione dei suoi 60 anni di sacerdozio, ha ricordato le parole di Gesù: “Non vi chiamo più servi, ma amici”...

R. - Il Papa sviluppa proprio una pagina di altissima cultura dell’amicizia e spiritualità dell’amicizia. In Gesù che dice: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone. Vi chiamo amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio, l’ho fatto conoscere a voi”; in Gesù diventa possibile, allora, questo ascolto pieno del Vangelo dell’amicizia di Dio per l’umanità, e diventa possibile anche la risposta dell’umanità al dono dell’amicizia che dia una risposta che ovviamente deve tendere a diventare sempre più concreta, più perfetta, più realista, più umile, più santa.







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