2012-07-30 14:58:23

Crisi politica in Mali, possibile intervento dell'Onu


In Mali prosegue la crisi politica: nel Nord sotto il controllo di milizie islamiste e ribelli tuareg resta in piedi l’ipotesi di un intervento Onu, mentre a Bamako proseguono i contrasti tra il presidente Traoré e il premier Diarra. Nell'intervista a Davide Maggiore, ne spiega le ragioni Gian Paolo Calchi Novati, docente di storia dell’Africa all’Università di Pavia::00:03:32:69

R. - Il Mali è in una situazione di post colpo di Stato; quindi le istituzioni sono state affidate ad un presidente della Repubblica che ha subito un attentato, e a un capo del governo, Modibo Diarra, che è uno scienziato e che si è un po’ prestato a questa funzione politica, dando forse l’impressione, specialmente all’estero, di non essere adatto alle sue funzioni di politico. Si discute, dunque, la possibilità di costituire un altro governo di unità nazionale. Il presidente del consiglio Diarra vorrebbe essere lui stesso il capo di questo governo, e - soprattutto - contro la volontà dei Paesi vicini di dar corso a un’azione di forza contro i secessionisti, vorrebbe risolvere politicamente la questione.

D. - C’è anche l’incognita della posizione dei militari, autori del colpo di Stato, che sembrano più favorevoli al premier Diarra...

R. - La linea dei militari è chiaramente non ufficializzata, perché dopo il colpo di Stato questi hanno o finto o comunque accettato di dare la parola, l’azione agli uomini politici. I militari, in un certo senso, hanno fatto il colpo di Stato perché volevano un maggiore impegno militare per combattere il secessionismo, il ribellismo delle forze tuareg o islamiste del Nord. Quindi ci si potrebbe aspettare che i militari siano piuttosto falchi, che non colombe, come sembrerebbe essere Modibo Diarra; però i militari sono anche consapevoli di quanto sia difficile arrivare ad una soluzione militare. Potrebbero quindi forse sostenere, in una prima fase, un tentativo di compromesso politico.

D. - Allarghiamo lo sguardo: il presidente della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara, ha detto che la Cedeao, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, chiederà un intervento dell’Onu per risolvere il problema delle regioni del Nord. È una soluzione praticabile?

R. - Quando c’è di mezzo l’Onu, è chiaro che ci sono tante varianti che rendono difficile una previsione. La Cedeao, o Ecowas, è d’accordo con l’Unione Africana? Forse no. L’Unione Africana e l’Ecowas, vogliono l’intervento dell’Onu per risolvere la questione del Mali, o non piuttosto per tentare una qualche forma di internazionalizzazione di un problema che va al di là del Mali e che riguarda un po’ tutta la fascia saheliana? C’è anche da immaginare che ci siano delle riserve, relative al significato ultimo di un’azione dell’Onu.

D. - Rimaniamo a quella che è la situazione del Nord. Il presidente Traoré, nel suo discorso televisivo, ha auspicato l’instaurarsi di una commissione per il dialogo, che cerchi una soluzione politica alla crisi della zona settentrionale del Mali.

R. - Io sono dell’idea che un tentativo di soluzione politica sia comunque auspicabile. La regione di cui si sta discutendo, è una regione molto vulnerabile, non solo dal punto di vista politico, come accennato, ma anche dal punto di vista ecologico, perché è una regione di grande aridità; quindi un’operazione militare ha comunque effetti gravissimi. Di nuovo, c’è il problema di separare - se possibile - il fattore nazionale dal fattore globale, perché forse il fattore globale ostacola la soluzione dei problemi nazionali.







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