Crisi politica in Mali, possibile intervento dell'Onu
In Mali prosegue la crisi politica: nel Nord sotto il controllo di milizie islamiste
e ribelli tuareg resta in piedi l’ipotesi di un intervento Onu, mentre a Bamako proseguono
i contrasti tra il presidente Traoré e il premier Diarra. Nell'intervista a Davide
Maggiore, ne spiega le ragioni Gian Paolo Calchi Novati, docente di storia
dell’Africa all’Università di Pavia::00:03:32:69
R. - Il Mali è in una
situazione di post colpo di Stato; quindi le istituzioni sono state affidate ad un
presidente della Repubblica che ha subito un attentato, e a un capo del governo, Modibo
Diarra, che è uno scienziato e che si è un po’ prestato a questa funzione politica,
dando forse l’impressione, specialmente all’estero, di non essere adatto alle sue
funzioni di politico. Si discute, dunque, la possibilità di costituire un altro governo
di unità nazionale. Il presidente del consiglio Diarra vorrebbe essere lui stesso
il capo di questo governo, e - soprattutto - contro la volontà dei Paesi vicini di
dar corso a un’azione di forza contro i secessionisti, vorrebbe risolvere politicamente
la questione.
D. - C’è anche l’incognita della posizione dei militari, autori
del colpo di Stato, che sembrano più favorevoli al premier Diarra...
R. - La
linea dei militari è chiaramente non ufficializzata, perché dopo il colpo di Stato
questi hanno o finto o comunque accettato di dare la parola, l’azione agli uomini
politici. I militari, in un certo senso, hanno fatto il colpo di Stato perché volevano
un maggiore impegno militare per combattere il secessionismo, il ribellismo delle
forze tuareg o islamiste del Nord. Quindi ci si potrebbe aspettare che i militari
siano piuttosto falchi, che non colombe, come sembrerebbe essere Modibo Diarra; però
i militari sono anche consapevoli di quanto sia difficile arrivare ad una soluzione
militare. Potrebbero quindi forse sostenere, in una prima fase, un tentativo di compromesso
politico.
D. - Allarghiamo lo sguardo: il presidente della Costa d’Avorio,
Alassane Ouattara, ha detto che la Cedeao, la Comunità economica degli Stati dell’Africa
occidentale, chiederà un intervento dell’Onu per risolvere il problema delle regioni
del Nord. È una soluzione praticabile?
R. - Quando c’è di mezzo l’Onu, è chiaro
che ci sono tante varianti che rendono difficile una previsione. La Cedeao,o
Ecowas, è d’accordo con l’Unione Africana? Forse no. L’Unione Africana e l’Ecowas,
vogliono l’intervento dell’Onu per risolvere la questione del Mali, o non piuttosto
per tentare una qualche forma di internazionalizzazione di un problema che va al
di là del Mali e che riguarda un po’ tutta la fascia saheliana? C’è anche da immaginare
che ci siano delle riserve, relative al significato ultimo di un’azione dell’Onu.
D. - Rimaniamo a quella che è la situazione del Nord. Il presidente Traoré,
nel suo discorso televisivo, ha auspicato l’instaurarsi di una commissione per il
dialogo, che cerchi una soluzione politica alla crisi della zona settentrionale del
Mali.
R. - Io sono dell’idea che un tentativo di soluzione politica sia comunque
auspicabile. La regione di cui si sta discutendo, è una regione molto vulnerabile,
non solo dal punto di vista politico, come accennato, ma anche dal punto di vista
ecologico, perché è una regione di grande aridità; quindi un’operazione militare ha
comunque effetti gravissimi. Di nuovo, c’è il problema di separare - se possibile
- il fattore nazionale dal fattore globale, perché forse il fattore globale ostacola
la soluzione dei problemi nazionali.