Siria:ancora violenti combattimenti ad Aleppo. Rientrano in Italia i due tecnici rapiti
Siria. Violenti combattimenti sono ripresi ad Aleppo, dove da giorni è in corso l’offensiva
contro i ribelli dell’esercito fedele al presidente Assad. Quattro le persone uccise
oggi. Scontri anche nella provincia di Idlib, vicino alla frontiera turca. Il ministro
degli Esteri siriano, Moallem, promette di sconfiggere i ribelli ad Aleppo, aggiungendo
però che non saranno usate armi chimiche. Intanto sono arrivati a Roma i due tecnici
italiani rapiti il 18 luglio a Damasco e liberati venerdì dall’esercito ma senza un
blitz. Il servizio di Marina Calculli:
I combattimenti
ad Aleppo continuano senza tregua. Dopo la giornata di ieri in cui oltre 160 persone
hanno perso la vita, si gonfia di ora in ora il bilancio delle vittime. Secondo fonti
locali, i tanks dell’esercito fedele ad Assad starebbero ritentando l’assalto al quartiere
di Salaheddine, bastione dei ribelli. Intensi combattimenti stanno interessando anche
i quartieri di Bab al-Nasr e Bab al-Hadid. Il ministro degli esteri siriano, Walid
Moallem, ha parlato stamattina da Teheran, dove è giunto senza preavviso per discutere
con l’alleato iraniano. “L’esercito vincerà i terroristi che hanno occupato Aleppo”
ha detto Moallem, ribadendo tra l’altro il suo sostegno al piano di pace dell’ONU.
Ma il segretario generale dell’ONU Ban Ki Moon ha affermato che la metà dei morti
in Siria – oltre 20.000 dall’inizio delle rivolte – si è prodotta dopo l’entrata in
vigore del cessate il fuoco, il 12 aprile scorso. E ieri il generale Mood, capo degli
osservatori ONU, aveva detto che “è questione di tempo ma prima o poi Assad cadrà”.
Sono rientrati intanto a Roma i due tecnici italiani rapiti. “E’ stato l’esercito
siriano a liberarci e non sappiamo chi ci abbia rapiti” hanno detto i due italiani
che hanno escluso di essere stati liberati con un blitz.
E secondo l’opposizione
siriana dall’inizio delle proteste e dei combattimenti, lo scorso anno, sono stati
circa 20 mila i morti, di cui il 70 per cento civili. Una preoccupazione particolare
riguarda i bambini come sottolinea, al microfono di Roberta Barbi il direttore
di Unicef Italia, Giacomo Guerrera:
R. - Della Siria
se ne parla, ma dei bambini non se ne parla. Abbiamo già denunciato una situazione
di oltre 500 bambini morti in questo primo anno di guerra civile. C’è un milione e
mezzo di persone che hanno bisogno di aiuto all’interno della Siria. Ce ne sono altri
200mila che hanno bisogno di aiuto perché rifugiati. Siamo noi che interveniamo e
questo lo facciamo in Iraq, in Libano, in Giordania, in Turchia, dove purtroppo si
trova questa popolazione che è scappata dalla guerra. Laddove si sono verificate 200
morti in una sola azione, questi morti sono avvenuti fra le abitazioni e i bambini
c’erano. Noi come Unicef abbiamo chiesto un aiuto a tutti per continuare nella nostra
azione, non soltanto fornendo assistenza contro le epidemie, ma anche creando spazi
a misura di bambino, dove si riesce a dare al bambino un’assistenza anche psicologica.
In Siria adesso c’è bisogno di un intervento perché la situazione è grave.