Nulla di fatto alla Conferenza Onu sul commercio delle armi. La posizione della Santa
Sede
Nulla di fatto all’Onu dove ieri si è chiusa la Conferenza per il Trattato sul commercio
delle armi. I 193 Stati membri non sono riusciti a raggiungere un accordo ma “i negoziati
riprenderanno”: ha assicurato il presidente della Conferenza, Roberto Garcia Moritan.
Un monito alla comunità internazionale per contrastare il traffico illegale di armi
è venuto da mons. Francis A. Chullikatt, intervenuto alle Nazioni Unite. L’osservatore
vaticano presso il Palazzo di Vetro ha chiesto agli Stati di fornire assistenza alle
vittime dei conflitti armati. Il servizio di Alessandro Gisotti:
La Santa Sede
è convinta che un Trattato sul commercio delle armi “possa fare la differenza per
milioni di persone” vittime dello “sregolato e irresponsabile traffico di armi e munizioni
e l’illecita acquisizione di esse da parte” di criminali. E’ quanto sottolineato da
mons. Francis A. Chullikatt alla Conferenza Onu sul commercio delle armi a New York.
L’osservatore vaticano al Palazzo di Vetro ha quindi auspicato che l'obiettivo finale
di un tale Trattato sia “il disarmo del mercato internazionale” delle armi. Il presule
non ha dunque mancato di evidenziare che il traffico illecito delle armi ha un impatto
negativo sullo “sviluppo, la pace, la legge umanitaria e i diritti umani”. Le armi,
è stato l’avvertimento di mons. Chullikatt, “non possono essere meramente comparate
agli altri beni che vengono scambiati sui mercati nazionali e internazionali”. Le
armi, ha soggiunto, necessitano di una “regolarizzazione specifica” che sia in grado
di “prevenire, combattere e sradicare l’irresponsabile e illecito traffico” di armi
e munizioni. Per far questo, ha detto, serve l’impegno di tutti i membri della comunità
internazionale dagli Stati alle organizzazioni internazionali, dalle Ong al settore
privato.
Mons. Chullikatt ha elencato una serie di misure da attuare tra cui
una maggiore collaborazione fra gli Stati, un reale controllo anche delle armi di
piccolo calibro, una maggiore trasparenza nel commercio legale delle armi. Una particolare
attenzione è stata inoltre posta dal diplomatico vaticano sulle vittime dei conflitti
armati che, ha detto, devono ricevere assistenza e cura da parte degli Stati senza
trascurare il loro reintegro sociale ed economico. Mons. Chullikatt ha così messo
l’accento sull’importanza della promozione di una cultura della pace. Servono, ha
osservato, delle “iniziative educative e dei programmi che accrescano la consapevolezza”
sul tema e che “coinvolgano tutti i settori della società, includendo le organizzazioni
religiose”. Questo sforzo, ha affermato, vede la Santa Sede impegnata in prima linea
e servirà a promuovere la pace e a “contrastare la cultura della violenza e della
criminalità”. Da ultimo, l’arcivescovo Chullikatt ha sottolineato che l’adozione di
un forte ed efficace Trattato sul commercio delle armi rappresenta una segnale importante
di “volontà politica” dei governi per “assicurare pace, giustizia, stabilità e prosperità
nel mondo”.