I vescovi svizzeri: sobrietà, giustizia e responsabilità per superare la crisi
"Il denaro è a servizio dell'uomo, e non l'uomo schiavo del denaro": si intitola così
il messaggio che la Conferenza episcopale svizzera ha pubblicato in vista della Festa
nazionale, che ricorre il primo agosto. Un documento che riflette sull’attuale crisi
economica e finanziaria, aiutando a comprendere l’atteggiamento cristiano verso il
denaro ed il profitto. “Il denaro non è fatto per moltiplicarsi da sé. E non è fine
a se stesso – scrivono i vescovi svizzeri - Se il mondo finanziario vive per se stesso,
perde la sua ragion d'essere. Chi investe e guadagna, non badando all'infelicità del
prossimo, agisce irresponsabilmente”. Evidenziando poi come “in larga misura, i mercati
finanziari internazionali conducano un'esistenza propria, scissa dalle necessità dell'economia
reale e a stento controllabile”, la Conferenza episcopale elvetica sottolinea l’urgenza
di “trovare mezzi e percorsi per riequilibrare questo pericoloso squilibrio”, poiché
“sarebbe irresponsabile lasciar stare tutto com’è”. Ricordando in particolare la crisi
immobiliare negli Stati Uniti, i vescovi svizzeri sottolineano che “fa parte di un
impiego responsabile del denaro non investire in operazioni commerciali eccessivamente
rischiose”. Inoltre, dato che “il benessere ha i suoi limiti e non può essere prodotto
all'infinito”, i presuli notano che “non bisognerebbe cadere nella tentazione di vivere
costantemente al di sopra delle proprie possibilità: chi lo fa cade in una spirale
malsana di debiti”. Di qui, la sottolineatura forte del fatto che banche e singoli
sono parimenti responsabili nell’utilizzo del denaro, con il richiamo alla necessità
di “accontentarsi del necessario, un'arte che dobbiamo riscoprire nei nostri Paesi
altamente industrializzati”, perché “chi possiede quest'arte saprà riscoprire altre
ricchezze”. Guardando, inoltre, ai più poveri, i vescovi svizzeri ribadiscono che
“un atteggiamento cristiano nei confronti del denaro significa impegnarsi per un'equa
distribuzione delle risorse economiche”, il che implica “impegno politico, attività
caritativa e collaborazione allo sviluppo”, senza “venir meno nell'aiuto ai bisognosi,
a chi è senza prospettive per il futuro, ai disoccupati, agli emarginati”. Infine,
la Conferenza episcopale svizzera conclude il suo messaggio ribadendo che “oggi vale,
forse più che mai, che il denaro è a servizio dell'uomo, e non l'uomo schiavo del
denaro” e che “con profonda fiducia in Dio, si può guardare all’avvenire”. (I.P.)