Sant'Egidio: l'opposizione siriana firma "Appello di Roma" per la soluzione politica
della crisi
“La soluzione militare tiene in ostaggio il popolo siriano e non offre una soluzione
politica in grado di accogliere le sue aspirazioni profonde. La violenza porta a credere
che non c’è alternativa alle armi. Ci impegniamo a sostenere tutte le forme di lotta
politica pacifica e di resistenza civile, e di favorire una nuova fase di incontri
e conferenze all’interno del Paese”. È quanto si legge nell’“appello di Roma”, siglato
ieri nella capitale italiana da oppositori autorevoli della società politica e della
società civile siriana, provenienti da Damasco e da altre città del Paese, appartenenti
a dodici raggruppamenti diversi all’interno del movimento democratico siriano, riuniti
dalla Comunità di Sant’Egidio nel quadro dell’iniziativa “Una soluzione politica per
la crisi nazionale siriana - l’Opposizione siriana parla”. Il testo, presentato alla
stampa, ribadisce l’esigenza “di rifiutare la violenza e lo scivolamento verso la
guerra civile perché mettono a rischio lo Stato, l’identità e la sovranità nazionale”.
Per gli oppositori siriani - riferisce l'agenzia Sir - “un’uscita politica” dalla
crisi è “il modo migliore per difendere gli ideali e realizzare gli obiettivi di chi
mette a rischio la propria vita per la libertà e la dignità. Invitiamo i nostri concittadini
dell’esercito siriano libero e tutti quelli che portano le armi a partecipare a un
processo politico per giungere a una Siria pacifica, sicura e democratica”. Pur dichiarandosi
“non neutrali”, “siamo parte del popolo siriano che soffre l’oppressione della dittatura
e la sua corruzione”, i firmatari dell’appello ribadiscono di “non poter accettare
che la Siria si trasformi in un teatro di scontri regionali e internazionali. Crediamo
- recita l’appello - che la comunità internazionale abbia la forza e le capacità politiche
necessarie per trovare un consenso che sia base di un’uscita politica dalla crisi
basata sull’imposizione del cessate-il-fuoco, il ritiro degli apparati militari, la
liberazione dei rapiti e dei detenuti, il ritorno dei profughi, gli aiuti di emergenza
alle vittime, un vero negoziato globale senza esclusioni, che sarà completato da una
vera riconciliazione nazionale basata sulla giustizia”. (R.P.)