Caritas Libano: "Peggiora la condizione dei profughi siriani"
“È la prima volta che ci troviamo ad affrontare in Libano un’emergenza di questo tipo.
La crisi siriana sta diventando più grave di quanto potessimo immaginare”. A parlare
all'agenzia Sir è Najla Chahda, direttrice del Centro per migranti e rifugiati di
Caritas Libano, che lavora con i profughi siriani da 14 mesi, aiutando migliaia di
famiglie siriane e centinaia di libanesi della Bekaa Valley, che già si trovavano
in condizioni di povertà prima della crisi. Chahda, appena rientrata da una visita
ai campi, racconta di aver visto migliaia di persone stremate, che vivono in condizioni
drammatiche. Giordania e Turchia hanno chiuso le frontiere, per cui fuggono tutti
in Libano. Secondo le stime dell’Unhcr, in Libano vi sono ufficialmente 30.000 siriani,
ma diverse migliaia arrivati con i flussi degli ultimi giorni da Damasco non sono
ancora stati registrati. “Le condizioni dei campi sono veramente terribili - racconta
-. Il governo libanese non autorizza la realizzazione dei campi, perciò molti rifugiati
sono costretti ad affittare un pezzo di terra da privati libanesi per piazzare la
loro tenda. Si pagano circa 200 dollari a tenda per sei mesi. Molte persone stanno
digiunando per il Ramadan, non mangiano e non bevono dall’alba al tramonto in una
regione molto calda. Per cui sono disidratati e stremati, in condizioni molto difficili.
Molti hanno bisogno di aiuto e sostegno”. (R.P.)