Serrata delle farmacie contro la spending review. Molti i timori sui tagli alla sanità
Chiusura ieri delle farmacie italiane in segno di protesta per i tagli previsti dalla
Spending Review in discussione al Senato e nonostante il dietrofront operato dal governo
sugli aggravi previsti nel testo a carico di aziende e farmacie. Il decreto è dunque
in via di definizione e Palazzo Chigi ha garantito disponibilità a modifiche purché
a saldi invariati. Ma i timori in merito soprattutto alla qualità dei servizi, sono
tanti. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Il neonato
morto a Roma per uno scambio di flebo. Un uomo di 60 anni di Firenze ucciso da una
trasfusione sbagliata, un feto dato per morto e invece nato vivo ad Agrigento: sono
giorni che la cronaca racconta di malasanità, mettendo in ombra il buono che c’è senza
dubbio nel servizio sanitario nazionale. Ma secondo qualcuno le cose sono destinate
peggiorare proprio a partire dalla Spending Review. Pietro Cerrito, responsabile
nazionale Cisl per la sanità:
“Sono quattro miliardi e 700 milioni di euro
in tre anni, che vengono tolti alla sanità. Il decreto taglia in maniera lineare le
risorse e taglia in percentuale le forniture dei beni e dei servizi di quelle strutture
che hanno appalti in corso con le Asl. I servizi peggioreranno, perché cala la quantità
di risorse disponibile per dare assistenza sanitaria”.
Occorrono correttivi
più forti da parte del governo. Le proposte della Cisl:
“La centralizzazione
dei beni e dei servizi, criteri certi per la chiusura di reparti obsoleti inutili,
indicazioni alle regioni di criteri per la chiusura degli ospedali generalisti che
non servono più, e portare il sistema verso la specializzazione degli ospedali”.
Se
saranno necessari tagli ai servizi, occorre che siano razionali e discussi, e soprattutto
che non colpevolizzino le fasce più vulnerabili.Lo sottolinea Vladimiro
Zagrebelsky, direttore del Laboratorio dei diritti fondamentali di Torino:
“Se
io pago un ticket più elevato, mi dispiace ma non è toccato un mio diritto alla salute:
io posso permettermelo. Se invece la chiusura di un servizio, l’allungamento delle
liste d’attesa colpiscono fasce che non possono permettersi alternative, si tocca
un diritto fondamentale, l’unico che la nostra Carta costituzionale qualifica come
fondamentale”.