Per le Olimpiadi di Londra un libro ricorda l'incontro di Pio X con De Courbertin
in Vaticano
Con la cerimonia di apertura, prevista questa sera, a Londra si apriranno le XXX Olimpiadi
moderne. Un appuntamento che la capitale britannica vive per la terza volta nella
storia: la prima fu nel 1908 quando Roma rinunciò a causa di una grave crisi economica.
Eppure allora l’inventore dei Giochi, De Coubertin, chiese appoggio in Vaticano per
favorire le Olimpiadi e trovò sostegno in Pio X. Di questo parla il libro appena uscito:
“Pio X e lo sport” scritto da Antonella Stelitano, Quirino Bortolato e Alejandro Mario
Dieguez, assistente dell’Archivio Segreto Vaticano. Benedetta Capelli ha intervistato
Antonella Stelitano che da anni si dedica agli studi sullo sport:
R. - Io mi
occupo più di ricerca sui temi dell’olimpismo, dello sport, delle relazioni internazionali,
e leggendo le "Memorie di De Coubertin", avevo trovato un passaggio in cui lui parlava
di un suo viaggio a Roma in vista della preparazione dei Giochi Olimpici del 1908
che erano stati assegnati dal Comitato Olimpico Internazionale alla città di Roma.
Parla proprio di un incontro in Vaticano che doveva servire a garantire una maggiore
benevolenza del Papa e del Vaticano verso le attività sportive. Poi la vicenda della
candidatura di Roma si sa come è andata a finire: il governo Giolitti la bloccò per
ragioni economiche e De Coubertin però lasciò traccia che, mentre con il governo italiano
le cose erano andate male, molto meglio erano andate con il Vaticano. Quando ho trovato
questa citazione, riferita poi a Papa Pio X - trevigiano come me – mi sono incuriosita
e questo mi ha spinto a chiedermi un po’ cosa fosse successo tra queste due figure
all’inizio del Novecento.
D. - Che cosa, secondo lei, intravedeva Pio X nelle
Olimpiadi?
R. - Io credo che all’epoca, fosse molto difficile capire quale
era il potenziale dello sport. Lo sport era veramente un fenomeno molto limitato da
un punto di vista sociale. Meno dell’1% della popolazione praticava attività sportiva;
oggi siamo oltre il 30%, giusto per dare un’idea. Lo sport era usato solo come addestramento
militare, oppure era un passatempo per le classi nobili. All’inizio del Novecento,
c’era stato poi l’avvio dei primi oratori e ricreatori e nascevano le prime federazioni.
Lo sport era qualcosa di nuovo. Io credo che Pio X, proprio per questa sua attenzione
alle persone che aveva intorno, era riuscito a cogliere le possibilità educative dello
sport. Da qui, il fatto che lo sport - come poi è nello spirito dei Giochi Olimpici
e di De Coubertin - dovesse essere considerato uno strumento educativo per eccellenza;
un modo per avvicinare i ragazzi, per farli stare insieme seguendo delle regole, rispettando
l’avversario. Io credo avesse capito che era possibile far stare insieme le persone
in modo molto semplice, avvicinarle senza problemi di razza, religione ed idee politiche
diverse.
D. - Tra l’altro era anche un Papa sportivo ben prima di Giovanni
Paolo II. Questa è una novità …
R. - Noi ci siamo molto stupiti del fatto che
non ci si fosse accorti prima di questa sua indole, perché Pio X venne ricordato non
solo da Giovanni Paolo II ma ancora prima da Papa Giovanni XXIII che, accogliendo
gli atleti delle Olimpiadi di Roma in Vaticano, disse: “ Pio X ha accolto per primo
qui De Coubertin ed erano tanti anni che vi aspettavamo”. Lui era sportivo nella misura
in cui era abituato a muoversi, giocava a bocce con i parrocchiani quando era parroco
a Salzano. C’è traccia che dotasse di premi le regate dei gondolieri quando era a
Venezia ... Ci sono tracce insomma che a lui piaceva passeggiare, che gli piacesse
muoversi e addirittura c’è un aneddoto divertente: si dice che di fronte un po’ a
questa difficoltà di comprendere la ginnastica, lui avesse detto ad uno dei suoi cardinali:
“Vabbè, se proprio non si capisce che questa cosa si può fare, allora mi metterò io
a fare ginnastica davanti a tutti, così vedranno che se la fa il Papa, la possono
fare tutti”.