Nord Kivu: avanzano i ribelli. Padre Balleis: “Le risorse minerarie alimentano
la guerra"
Sono ripresi in questi giorni nella regione congolese del Nord Kivu violenti scontri
tra l’esercito regolare e i ribelli del movimento M23, come conferma anche la missione
Onu nel Paese. L’M23 è un movimento formato dai fedelissimi dell’ex generale Ntaganda,
ricercato dalla Corte penale Internazionale per crimini di guerra. Il servizio di
Roberta Barbi:
Ngungu, Bisoko,
e poi Rwaza: i ribelli dell’M23 stanno conquistando, una dopo l’altra, le città del
Nord Kivu, provincia orientale della Repubblica Democratica del Congo e ora puntano
verso il capoluogo, Goma. Un concreta minaccia alla già fragile integrità della regione
dei Grandi Laghi, come spiega al microfono di Christine Seuss, collega del
programma tedesco della nostra emittente, padre Peter Balleis, direttore internazionale
del Jesuit Refugee Service, appena tornato da un viaggo in quell’area: R. - It’s
an old conflict, with new rebel groups…“È un vecchio conflitto, che ha nuovi leader
e nuovi di gruppi ribelli; un vecchio conflitto che ha molto a che fare con il Rwanda.
Prima e dopo gli anni Cinquanta la popolazione del Rwanda, composta da Hutu e Tutsi,
si è insediata nel Nord Kivu, tra le montagne, insieme alla popolazione locale, ma
ha continuato a mantenere le proprie tradizioni e la propria lingua.
E proprio
il Rwanda è accusato di finanziare con armi i ribelli in cambio di minerali il cui
sottosuolo del Nord Kivu è ricchissimo, tanto che gli Stati Uniti hanno deciso di
sospendere gli aiuti al Paese:
R. – The other damage are minerals… “L’altra
questione sono i minerali: ogni gruppo ribelle alimenta la guerra e recupera armi
ed armamenti controllando alcune zone minerarie e il minerale più prezioso è il coltan.
Questa è la connessione: le risorse minerarie alimentano la guerra e la guerra è per
il controllo dei minerali e delle risorse del Congo dell’Est. E’ un’area molto ricca”.
I nuovi combattimenti hanno spinto migliaia di profughi a trovare rifugio
nei vicini Uganda e Rwanda e si parla di circa duemila persone che, bloccate dall’avanzata
dei ribelli, starebbero cercando di raggiungere Goma con mezzi di fortuna. Padre Balleis
si sofferma ancora sulla situazione della popolazione:
R. – What does it mean
for the local population? “Che cosa significa questo per le popolazione locali?
Ho parlato di circa 20mila rifugiati che sono arrivati in questa zona, molti dei quali
Hutu, e si trovano a vivere in una condizione davvero miserabile. Alcuni campi non
sono riconosciuti dalle Nazioni Unite e quindi nessun aiuto arriva a questi campi”.