2012-07-25 14:24:52

Siria. Bombe su Damasco, si combatte ad Aleppo. Al Qaeda rivendica gli attentati in Iraq


Al Qaeda ha rivendicato gli attentati che in questi ultimi giorni hanno insanguinato l’Iraq provocando più di 100 morti. Una recrudescenza che preoccupa la comunità internazionale anche per le violenze che stanno sconvolgendo la vicina Siria: in questo Paese ora è Aleppo il fronte più caldo, bombe si registrano pure su Homs e Idlib, combattimenti a Damasco dove l’esercito di Assad avrebbe ripreso il controllo della città. Pesanti le accuse della Russia agli Stati Uniti, che secondo Mosca starebbero giustificando il terrorismo, sostenendo l’opposizione armata. E mentre si registrano nuove defezioni tra l’esercito di Assad, la Turchia ha chiuso le frontiere con la Siria ma resta aperto un passaggio per i profughi. Il numero dei rifugiati è cresciuto negli ultimi giorni: secondo l’Unhcr sono oltre 120mila quelli registrati in Giordania, Libano, Iraq e Turchia. Ma esiste un legame tra le violenze in Iraq e in Siria? Al microfono di Benedetta Capelli risponde Stefano Torelli, membro del Comitato Italiano per l’Islam politico:RealAudioMP3

R. - Tenderei a sottolineare come l’Iraq, dal ritiro statunitense del dicembre 2011 ad oggi, in realtà è sempre stato, ed è ancora purtroppo, un Paese molto instabile. È chiaro che si può ipotizzare anche un qualche collegamento tra il deteriorarsi della situazione interna in Siria, e quella in Iraq, soprattutto perché da anni la questione della sicurezza e del terrorismo in Iraq è stata collegata anche alla Siria. Gli Stati Uniti e molti altri Paesi dell’area hanno accusato la Siria del fatto che fosse un punto di transito per alcuni terroristi che andavano poi a compiere i loro attentati in Iraq. E quindi insomma, in qualche modo, il regime siriano aveva una parte di responsabilità in quello che accadeva in Iraq. Ora, si potrebbe ipotizzare una sorta di nuova correlazione tra l’Iraq e la Siria, nel senso che il terrorismo di matrice qaedista potrebbe sfruttare in questo momento la situazione di instabilità in Siria per creare maggiori tensioni anche in Iraq e far ricadere il Paese in una spirale di violenza e destabilizzazione, funzionale solo agli scopi delle organizzazioni terroristiche.

D. - Siamo in pieno Ramadan. Questo che cosa significa?

R. - Non è la prima volta che episodi di terrorismo avvengono in concomitanza di festività o di celebrazioni particolari. Detto ciò si tratta di una scia di attentati che risale a molto prima. Tra l’altro, molti obiettivi di quest’ultima ondata di attentati sono stati obiettivi sciiti.

D. - Quanto, secondo lei, le divisioni tra sciiti e sunniti stanno pesando in Iraq e in Siria?

R. - Ecco, quello è un fattore che continua a influenzare, soprattutto in Iraq piuttosto che in Siria, perché l’ultimo governo di Al Maliki a maggioranza sciita in Iraq ha un po’ esacerbato i toni dello scontro interno tra sunniti e sciiti. L’Iraq ancora oggi è un terreno di competizione tra due poli quello sciita e sunnita, cioè rispettivamente Iran e Arabia Saudita in testa. In Siria, a mio avviso, non siamo di fronte a una vera e propria guerra settaria; vi è chiaramente il regime che ha una forte base di consenso e di appartenenza soprattutto alla minoranza alawita, che ricordiamo, sono sì degli sciiti ma non possono neanche essere considerati degli sciiti ortodossi, se così possiamo dire. Vi è sicuramente un confronto interno che ormai ha assunto i toni di una vera e propria guerra civile tra il regime e le opposizioni.







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