2012-07-25 16:43:01

Ramadan di sangue, violenza che stravolge il sacro


RealAudioMP3 "Nell'islam lo scopo di ogni esistenza è quello di unirsi interamente a Dio. Il Ramadan, il mese sacro del digiuno che si celebra in questo periodo, è come un asse attorno al quale si costruisce tutto l'anno e che dà senso al tempo. Ma digiunare significa anche rinunciare a ogni pensiero cattivo, violento. Per i mistici islamici rompe il digiuno tutto ciò che allontana da Dio. Per questo gli atti di terrorismo che coincidono con il Ramadan, come quelli recenti in Iraq, ci sembrano in netto contrasto con lo spirito di questa ricorrenza sacra musulmana che in nessun modo può autorizzare all'uso della violenza in nome di Dio". Lo sottolinea don Gino Battaglia, direttore dell'Ufficio Nazionale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana (CEI). "Nel 2001, dopo l'11 settembre, - ricorda don Gino - il Beato Giovanni Paolo II invitò i cristiani a condividere il digiuno del Ramadan con i musulmani almeno per un giorno. Una risposta, ancora attuale, alla logica del conflitto". "Il Ramadan inoltre, come periodo di intenso fervore spirituale è anche un momento che può favorire il dialogo interreligioso" ricorda ancora il direttore dell'Ufficio CEI. "La festa che chiude il mese di digiuno, l'Id al-Fitr, come accade in molte diocesi, può diventare occasione di incontro e accoglienza reciproca. Mentre il Ramadan - conclude don Battaglia - può essere anche occasione per ripensare il significato del digiuno cristiano". (A cura di Fabio Colagrande)







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