Proseguono per il quarto giorno consecutivo i combattimenti nella città di Aleppo
tra soldati dell’esercito regolare e miliziani armati. Lo confermano all'agenzia Misna
fonti del vicariato apostolico, secondo cui “dall’inizio degli scontri la gente è
chiusa nella case ed esce solo per sbrigare faccende urgenti e comprare il cibo”.
La situazione è più grave nei quartieri di Salaheddine et Sukkari e nella periferia,
ma “colpi d’arma da fuoco sono udibili anche nel centro e al mercato della città”,
considerata la capitale economica della Siria. L’interlocutore non ha potuto verificare
le informazioni in circolazione riguardo una rivolta nel carcere della città, repressa
dalle Forze dell’ordine, che avrebbe provocato otto morti. Secondo fonti dell’opposizione
nel penitenziario sarebbe divampato un incendio e gli elicotteri delle forze di sicurezza
hanno sparato sugli ingressi, impedendo l’arrivo dei soccorsi. Si tratta della seconda
rivolta in una prigione siriana in meno di una settimana dopo quella a Homs, nel sud,
in cui sarebbero morti due detenuti. Intanto, a Damasco, le Forze di sicurezza hanno
avviato un’offensiva casa per casa alla ricerca di elementi della ribellione. La televisione
di Stato ha mostrato immagini di quartieri come Nahr Isha e Qaboun ‘bonificati’ dalla
presenza di miliziani armati. L’arcivescovo maronita Samir Nassar dice alla Misna
che le famiglie “stanno lasciando a frotte i quartieri più caldi per formare code
interminabili sulla strada per il Libano, mentre l’autostrada Damasco-Aleppo è chiusa
da giorni”. Dall’Iraq, il primo ministro Nouri al Maliki ha annunciato l’apertura
delle frontiere per i profughi siriani in fuga dalle violenze, chiedendo alla Croce
Rossa e alla Mezzaluna Rossa di fornire loro assistenza umanitaria. Il primo gruppo
di 60 persone ha attraversato questa mattina il valico di Al Qaim per entrare nella
provincia irachena di Al Anbar. (R.P.)