2012-07-24 08:25:47

Siria, decine di morti e bombardamenti su Aleppo


Un’intera famiglia sterminata e almeno 80 morti, tra cui sei bambini. Questo il bilancio odierno delle violenze in Siria, fornito da fonti dell’opposizione. Un inviato della Bbc riferisce inoltre di bombardamenti su Aleppo, città dove negli ultimi giorni si è concentrata la repressione delle forze governative. Cresce, intanto, il numero delle persone costrette a fuggire. Il servizio di Amedeo Lomonaco: RealAudioMP3

Dall’inizio delle violenze, ricorda l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sono oltre un milione e mezzo gli sfollati interni. Hanno invece già lasciato il Paese oltre 47 mila rifugiati in Libano e almeno 5 mila siriani fuggiti in Giordania. Per il ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, si avvicina la vittoria della rivolta contro il regime. Ma le forze governative dispongono ancora di un ingente arsenale. Il capo di Stato maggiore israeliano sottolinea, in particolare, che le armi chimiche sono ancora sotto il pieno controllo del regime di Damasco. Il Consiglio nazionale siriano, principale piattaforma dell’opposizione all’estero, respinge infine l’ipotesi di un governo provvisorio composto da personalità dell’attuale regime e precisa che la fase di transizione inizierà solo dopo l’uscita di scena del presidente Bashar al-Assad.

Intanto, preoccupa la comunità internazionale, la minaccia di Damasco di utilizzare armi chimiche in caso di intervento militare straniero: secondo gli oppositori il governo avrebbe già provveduto a trasferirle negli aeroporti lungo il confine. Nessun progresso sul fronte diplomatico, dunque, mentre a Bruxelles i ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno approvato nuove sanzioni contro il Paese, rafforzando l’embargo delle armi. Ieri in Siria si sono registrate una cinquantina di vittime; intanto l’opposizione dichiara di aver liberato alcuni quartieri di Aleppo. Marina Calculli: RealAudioMP3

Mentre Damasco ritorna pian piano nelle mani del regime, dopo una lunga battaglia con i ribelli, Assad sfida la comunità internazionale e risponde così ai timori sollevati negli ultimi giorni sul possibile impiego delle sue armi chimiche: “Non le useremo mai contro il popolo siriano, ma solo in caso di un attacco esterno”. Inaccettabile per le cancellerie occidentali, preoccupato il segretario generale dell’Onu, Ban-ki-moon. Obama replica perentorio: “Questa minaccia è un tragico errore. I giorni di Assad sono contati”. Mosca, però, resta al fianco del suo alleato e mette in guardia da “una destituzione incostituzionale del presidente siriano che potrebbe portare a una guerra civile senza fine”. La Lega Araba, invece, è concorde sulla necessità di una transizione a Damasco. L’emiro del Qatar ha esortato Assad a fare “una scelta coraggiosa” e lasciare il Paese. Bashar replica: “La violenza in Siria non avrebbe questa intensità se il Qatar non continuasse ad armare i ribelli”. Il Libano, invece, per la prima volta dice basta alle incursioni quotidiane dell’esercito di Assad sul proprio territorio. Ancora ieri due siriani sono stati uccisi entro i confini libanesi.

La minaccia di Assad di ricorrere alle armi chimiche, in caso di intervento esterno, è credibile? Al microfono di Benedetta Capelli risponde Maurizio Simoncelli, vicepresidente di Archivio Disarmo: RealAudioMP3

R. – La vedo più come una minaccia politica che come una minaccia reale. Certamente, noi sappiamo che queste armi chimiche sono quelle chiamate “armi nucleari dei poveri”, perché sono armi facilmente realizzabili con costi decisamente contenuti. I siriani sono stati a loro tempo aiutati dalla Russia, ma sappiamo anche che una qualunque industria chimica, modificando leggermente le composizioni dei proprie prodotti, può trasformare un prodotto che noi usiamo normalmente in casa in uno decisamente più letale. Si dice che la Siria possieda alcune centinaia di litri di Iprite, Sarin, che sono dei gas nervini, considerati anche armi di distruzione di massa. Sono armi che mettono molta paura.

D. – Il ricorso a una minaccia simile, qual è quella che appunto è stata portata avanti dal governo di Assad, che effetto può sortire invece sugli storici alleati della Siria, come Russia, Cina e Iran?

R. – Sono potenze militari che hanno firmato la Convenzione internazionale sulle armi chimiche, ma che hanno dei grossi arsenali di armi chimiche. Dal punto di vista politico, la Russia a tutt’oggi – anche insieme alla Cina – si mostra uno dei più forti alleati e sostenitori del regime di Assad. Ci sono quindi una serie di situazioni molto complesse, che si giocano anche all’interno del campo islamico fra sunniti e sciiti per moderare l’influenza dell’Iran. E’ una situazione delicata: così come ci viene presentata – buoni contro cattivi – non corrisponde sicuramente alla realtà.

D. – Quello che è certo è che, comunque, la comunità internazionale è in forte difficoltà nel capire quale sia la strada seguire: l’Onu è praticamente bloccata nelle sue risoluzioni, mentre dall’altre parte l’Unione Europea ha varato delle nuove sanzioni contro la Siria, ma sta anche prospettando un piano di intervento di aiuto umanitario. Insomma, la strada è veramente tortuosa: quale può essere una ipotesi di uscita?

R. – Un’ipotesi di uscita sarebbe stata già quella di non sostenere anche la rivolta armata da parte degli oppositori, perché certamente anche l’opposizione – che giustamente contestava il regime di Assad – è stata potentemente armata. Sarei estremamente cauto sull’ipotizzare un intervento della Comunità internazionale a favore dell’una o dell’altra parte. Forse sarebbe meglio, invece, un intervento di tipo internazionale, ma che blocchi il conflitto e porti le due parti a trovare una soluzione concordata.










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