2012-07-23 15:09:22

Siria: timori per l'impiego di armi chimiche. Sanzioni Ue per Damasco e aiuti ai profughi


L’Unione Europa ha deciso di inasprire le sanzioni economiche nei confronti della Siria e si sta mettendo a punto un piano per fronteggiare la crisi umanitaria. Intanto, preoccupano le minacce del governo di Assad, pronto a usare le armi chimiche in caso di attacco esterno. Benedetta Capelli:RealAudioMP3

Le dichiarazioni del portavoce del ministro degli Esteri siriano sono preoccupanti. In una conferenza stampa ribadisce che le armi chimiche, ora sotto pieno controllo delle autorità del Paese, saranno impiegate in caso di aggressione esterna. Respinto poi l’invito della Lega Araba ad Assad perché lasci il potere. La decisione – ribadiscono le autorità – spetta solo al popolo siriano. Damasco intanto starebbe tornando sotto il controllo dell’esercito dopo i violenti scontri dei giorni scorsi. Di diverso avviso sarebbe l’opposizione che, proprio nella capitale, ha denunciato la fucilazione di 20 uomini disarmati, colpevoli di aver aiutato i ribelli. “Il regime vacilla – hanno affermato gli insorti – ma non si arrenderà facilmente”. Intanto, su Internet sono stati pubblicati filmati di accesi combattimenti ad Aleppo, cuore economico della Siria. L’Unione Europea, nella riunione dei ministri degli Esteri dei 27 prossimo a Bruxelles, ha deciso di rafforzare le sanzioni economiche contro 26 persone dell’entourage del regime, inoltre i Paesi europei potranno compiere ispezioni su navi e aerei dal carico ''sospetti'' nei propri aeroporti, porti e acque territoriali. Altro punto all’ordine del giorno della riunione: un piano per la crisi umanitaria. Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania hanno deciso di rafforzare gli aiuti per i profughi che stanno affluendo in modo particolare in Giordania e Libano, ma anche nel Kurdistan iracheno ieri ne sono arrivati novemila.

La minaccia di Assad di ricorrere alle armi chimiche, in caso di intervento esterno, è credibile? Al microfono di Benedetta Capelli risponde Maurizio Simoncelli, vicepresidente di Archivio Disarmo: RealAudioMP3
R. – La vedo più come una minaccia politica che come una minaccia reale. Certamente, noi sappiamo che queste armi chimiche sono quelle chiamate “armi nucleari dei poveri”, perché sono armi facilmente realizzabili con costi decisamente contenuti. I siriani sono stati a loro tempo aiutati dalla Russia, ma sappiamo anche che una qualunque industria chimica, modificando leggermente le composizioni dei proprie prodotti, può trasformare un prodotto che noi usiamo normalmente in casa in uno decisamente più letale. Si dice che la Siria possieda alcune centinaia di litri di Iprite, Sarin, che sono dei gas nervini, considerati anche armi di distruzione di massa. Sono armi che mettono molta paura.

D. – Il ricorso a una minaccia simile, qual è quella che appunto è stata portata avanti dal governo di Assad, che effetto può sortire invece sugli storici alleati della Siria, come Russia, Cina e Iran?

R. – Sono potenze militari che hanno firmato la Convenzione internazionale sulle armi chimiche, ma che hanno dei grossi arsenali di armi chimiche. Dal punto di vista politico, la Russia a tutt’oggi – anche insieme alla Cina – si mostra uno dei più forti alleati e sostenitori del regime di Assad. Ci sono quindi una serie di situazioni molto complesse, che si giocano anche all’interno del campo islamico fra sunniti e sciiti per moderare l’influenza dell’Iran. E’ una situazione delicata: così come ci viene presentata – buoni contro cattivi – non corrisponde sicuramente alla realtà.

D. – Quello che è certo è che, comunque, la comunità internazionale è in forte difficoltà nel capire quale sia la strada seguire: l’Onu è praticamente bloccata nelle sue risoluzioni, mentre dall’altre parte l’Unione Europea ha varato delle nuove sanzioni contro la Siria, ma sta anche prospettando un piano di intervento di aiuto umanitario. Insomma, la strada è veramente tortuosa: quale può essere una ipotesi di uscita?

R. – Un’ipotesi di uscita sarebbe stata già quella di non sostenere anche la rivolta armata da parte degli oppositori, perché certamente anche l’opposizione – che giustamente contestava il regime di Assad – è stata potentemente armata. Sarei estremamente cauto sull’ipotizzare un intervento della Comunità internazionale a favore dell’una o dell’altra parte. Forse sarebbe meglio, invece, un intervento di tipo internazionale, ma che blocchi il conflitto e porti le due parti a trovare una soluzione concordata.







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