Siria: timori per l'impiego di armi chimiche. Sanzioni Ue per Damasco e aiuti ai profughi
L’Unione Europa ha deciso di inasprire le sanzioni economiche nei confronti della
Siria e si sta mettendo a punto un piano per fronteggiare la crisi umanitaria. Intanto,
preoccupano le minacce del governo di Assad, pronto a usare le armi chimiche in caso
di attacco esterno. Benedetta Capelli:
Le dichiarazioni
del portavoce del ministro degli Esteri siriano sono preoccupanti. In una conferenza
stampa ribadisce che le armi chimiche, ora sotto pieno controllo delle autorità del
Paese, saranno impiegate in caso di aggressione esterna. Respinto poi l’invito della
Lega Araba ad Assad perché lasci il potere. La decisione – ribadiscono le autorità
– spetta solo al popolo siriano. Damasco intanto starebbe tornando sotto il controllo
dell’esercito dopo i violenti scontri dei giorni scorsi. Di diverso avviso sarebbe
l’opposizione che, proprio nella capitale, ha denunciato la fucilazione di 20 uomini
disarmati, colpevoli di aver aiutato i ribelli. “Il regime vacilla – hanno affermato
gli insorti – ma non si arrenderà facilmente”. Intanto, su Internet sono stati pubblicati
filmati di accesi combattimenti ad Aleppo, cuore economico della Siria. L’Unione Europea,
nella riunione dei ministri degli Esteri dei 27 prossimo a Bruxelles, ha deciso di
rafforzare le sanzioni economiche contro 26 persone dell’entourage del regime, inoltre
i Paesi europei potranno compiere ispezioni su navi e aerei dal carico ''sospetti''
nei propri aeroporti, porti e acque territoriali. Altro punto all’ordine del giorno
della riunione: un piano per la crisi umanitaria. Francia, Gran Bretagna, Italia e
Germania hanno deciso di rafforzare gli aiuti per i profughi che stanno affluendo
in modo particolare in Giordania e Libano, ma anche nel Kurdistan iracheno ieri ne
sono arrivati novemila.
La minaccia di Assad di ricorrere alle armi chimiche,
in caso di intervento esterno, è credibile? Al microfono di Benedetta Capelli
risponde Maurizio Simoncelli, vicepresidente di Archivio Disarmo: R. – La vedo
più come una minaccia politica che come una minaccia reale. Certamente, noi sappiamo
che queste armi chimiche sono quelle chiamate “armi nucleari dei poveri”, perché sono
armi facilmente realizzabili con costi decisamente contenuti. I siriani sono stati
a loro tempo aiutati dalla Russia, ma sappiamo anche che una qualunque industria chimica,
modificando leggermente le composizioni dei proprie prodotti, può trasformare un prodotto
che noi usiamo normalmente in casa in uno decisamente più letale. Si dice che la Siria
possieda alcune centinaia di litri di Iprite, Sarin, che sono dei gas nervini, considerati
anche armi di distruzione di massa. Sono armi che mettono molta paura.
D.
– Il ricorso a una minaccia simile, qual è quella che appunto è stata portata avanti
dal governo di Assad, che effetto può sortire invece sugli storici alleati della Siria,
come Russia, Cina e Iran?
R. – Sono potenze militari che hanno firmato la Convenzione
internazionale sulle armi chimiche, ma che hanno dei grossi arsenali di armi chimiche.
Dal punto di vista politico, la Russia a tutt’oggi – anche insieme alla Cina – si
mostra uno dei più forti alleati e sostenitori del regime di Assad. Ci sono quindi
una serie di situazioni molto complesse, che si giocano anche all’interno del campo
islamico fra sunniti e sciiti per moderare l’influenza dell’Iran. E’ una situazione
delicata: così come ci viene presentata – buoni contro cattivi – non corrisponde sicuramente
alla realtà.
D. – Quello che è certo è che, comunque, la comunità internazionale
è in forte difficoltà nel capire quale sia la strada seguire: l’Onu è praticamente
bloccata nelle sue risoluzioni, mentre dall’altre parte l’Unione Europea ha varato
delle nuove sanzioni contro la Siria, ma sta anche prospettando un piano di intervento
di aiuto umanitario. Insomma, la strada è veramente tortuosa: quale può essere una
ipotesi di uscita?
R. – Un’ipotesi di uscita sarebbe stata già quella di non
sostenere anche la rivolta armata da parte degli oppositori, perché certamente anche
l’opposizione – che giustamente contestava il regime di Assad – è stata potentemente
armata. Sarei estremamente cauto sull’ipotizzare un intervento della Comunità internazionale
a favore dell’una o dell’altra parte. Forse sarebbe meglio, invece, un intervento
di tipo internazionale, ma che blocchi il conflitto e porti le due parti a trovare
una soluzione concordata.