2012-07-21 07:41:32

Violenza in Siria: è emergenza sfollati mentre l'Onu prolunga la missione dei suoi osservatori


Ancora violenza in Siria in primo piano. Damasco e da ieri anche Aleppo, cuore dell’economia del Paese, sono i fronti infuocati del conflitto. L’esercito sta continuando la propria offensiva contro i ribelli e sono state 145 le vittime di ieri, dopo i 300 di due giorni fa: il bilancio più grave dall’inizio delle ostilità. Intanto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu è stata prolungata di 30 giorni la missione degli osservatori delle Nazioni Unite. A favore anche Mosca ma proseguono le schermaglie con gli Stati Uniti, decisi ormai ad agire anche fuori dall’Onu. Marina Calculli:RealAudioMP3

All’indomani della giornata più sanguinosa della guerra civile, l’esercito ha lanciato ieri una controffensiva per riprendersi i quartieri della capitale controllati ormai dai ribelli. Fino a questa mattina i soldati hanno riconquistato diverse zone di Damasco ma in molte altre si continua a combattere senza sosta. E anche Aleppo, la seconda città della Siria, è ormai teatro di guerra. Mentre il regime riprende terreno, cattive notizie giungono però dalla Turchia: altri 3 generali avrebbero defezionato. La TV di stato annuncia invece la morte del capo della sicurezza nazionale, il general Iktiyar, rimasto ferito nello stesso attentato che aveva ucciso il ministro della difesa e il cognato di Assad. Intanto il Consiglio di Sicurezza ha approvato il rinnovo della missione degli osservatori: 30 giorni soltanto e se Assad non ritirerà le armi pesanti dal terreno i caschi blu lasceranno il paese. Nel frattempo aumenta drammaticamente il numero di persone che sta fuggendo dalla Siria. Oltre 30.000 persone hanno varcato il confine con il Libano solo negli ultimi 2 giorni. Mentre l’Iraq ha chiuso la frontiera dichiarandosi incapace di accogliere i rifugiati.

Dunque la situazione umanitaria si sta facendo preoccupante. Libano e Iraq stanno fronteggiando l’arrivo dei profughi mentre un milione di sfollati interni sono assistiti dal Comitato internazionale della Croce rossa, dalla Mezzaluna rossa siriana ma anche dalle comunità religiose ancora presenti come i francescani. Gabriella Ceraso ha raccolto ieri la testimonianza di Suor Yola, del Memoriale di San Paolo, raggiunta telefonicamente a Damasco: RealAudioMP3

R. - Noi viviamo in una situazione molto delicata; però la viviamo con molta speranza. Accogliamo la gente, abbiamo aperto la nostra casa. Da diverse parti della Siria stanno venendo qui lasciando le loro case, molte delle quali sono distrutte. Sono persone che hanno perso tutto: casa, negozi, cliniche. Cerchiamo sempre di dare una testimonianza di speranza, dicendo loro che tutto passerà.
D. – Voi stando in città sentite gli spari?
R. - Certo. Intorno, nelle periferie di Damasco noi sentiamo che si combatte. Ieri sera ci sono stati degli scontri per strada proprio davanti alla porta della nostra casa. Abbiamo chiamato l’esercito e dopo un’ora è finita.
D. - Abbiamo notizie di tanta gente che sta cercando di scappare, di andare via ..
R. - I siriani sono venuti a Damasco; quelli di Homs sono tutti a Damasco. Ci sono tantissime famiglie alloggiate in Siria. I cristiani sono in Siria, i cristiani non hanno lasciato il Paese. E' un popolo forte quello siriano, ce la farà a vivere questa situazione, seppur dolorosa. Noi siamo sicuri, crediamo in Dio che dà la pace e non negli uomini, gli uomini hanno interessi.










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