2012-07-21 13:54:18

Strage di Denver: casa del killer piena di bombe, sarà fatta esplodere. Polemiche sulla vendita libera di armi


Un intero Paese sotto shock, dopo la strage della follia ieri a Denver, in Colorado, in cui hanno perso la vita 12 persone: 30 i feriti, di cui 11 in condizioni gravi. Il tutto è avvenuto ad una prima cinematografica. Il Killer, è stato fermato dalla polizia che ha trovato numerose armi in suo possesso, tutte acquistate legalmente, e la sua casa è piena di esplosivi non facili da disinnescare: per questo l'appartamento sarà fatto esplodere. Esclusa la pista terroristica. Di tragedia senza senso parla il presidente Usa Obama che ha interrotto la campagna elettorale e nel suo discorso del sabato ha promesso che sarà fatto di tutto per assicurare che venga fatta giustizia per questo crimine atroce. Da parte sua il sindaco di New York Bloomberg ha sollecitato Obama e il repubblicano Mitt Romney a fare qualcosa per fermare la spirale di violenza. Dagli Stati Uniti, ci riferisce Elena Molinari:RealAudioMP3

Ha fatto irruzione nel cinema affollato vestito da battaglia, con un fucile automatico, una carabina e una pistola a ripetizione. James Holmes si era preparato da mesi ai suoi 15 minuti di fama, e per ottenerli non ha esitato a uccidere 12 persone. Poi si è lasciato prendere, rifiutando di collaborare con gli inquirenti. Nessuno ha dubbi che il 24enne studente post universitario sia folle, e pochi si sorprendono che, pur avendo problemi psicologici, abbia comprato i suoi fucili legalmente. Stupisce invece che ieri in America si sia parlato così poco di maggiore controllo delle armi. I due candidati alla presidenza Obama e Romney, non vi hanno fatto cenno, e nemmeno le autorità locali. Persino le associazioni contro le armi hanno taciuto, quasi non credano più che qualcosa possa cambiare. Lunedì Holmes comparirà in tribunale, davanti alle telecamere. E se l’Fbi ha rassicurato che la strage è un caso isolato e non legato al terrorismo, nessuno può assicurare che Holmes non ispiri qualche altro squilibrato. “Non riusciremo mai a capire queste tragedie senza senso" – ha detto ieri Obama. Oggi è un giorno di preghiera e riflessione.

Dopo la strage il sindaco di New York Bloomberg ha sollecitato il presidente Usa Obama e il repubblicano Mitt Romney a fare qualcosa per fermare la spirale di violenza. Si riapre così negli Usa il nodo relativo proprio al diritto costituzionale dei cittadini di detenere armi di vario genere. Su questo aspetto Cecilia Seppia ha intervistato Fernando Fasce, docente di Storia americana presso l’Università di Genova: RealAudioMP3


R. – Sicuramente è un problema molto, molto serio. Sappiamo che c’è in realtà il famoso secondo emendamento costituzionale, al quale si appoggiano i sostenitori della vendita libera e indiscriminata di armi; ma sappiamo anche che c’è una profonda distorsione di questo processo: ci sono cioè pressioni che vengono dai produttori di armi, che vengono dall’organizzazione nazionale “Generational Right for Associations” e che vengono da parti consistenti dell’opinione pubblica e del mondo politico.

D. –C’è anche un problema d’interpretazione della Costituzione. La strage di Denver, però, come è accaduto dopo quella di Tucson, sta di fatto riaprendo il dibattito sulle armi negli Stati Uniti e dal sindaco di New York, Bloomberg, è arrivato il richiamo ad Obama come a Romney a fare chiarezza, a chiarire che cosa vogliono fare in merito alla violenza…

R. – In realtà sono tutte leggi statali e ha fatto bene Bloomberg a richiamarlo, ma dovrebbe richiamare soprattutto quelle componenti e frange del suo partito – il Partito Repubblicano – che sono grandi sostenitori dell’uso indiscriminato delle armi e che si appella al principio della libertà individuale, dello spirito della frontiera…

D. – E’ pure vero che in America c’è anche una cultura abbastanza radicata dell’autodifesa del volersi difendere da sé a tutti i costi…

R. – Questo è in parte vero, ma in parte - è anche dimostrato da ricerche - c’è stata una trasformazione nel corso del tempo: il consumo di armi cambia, si è accentuato in alcune fasi e legato a fasi di particolare ansia, di preoccupazione, di crisi economica, di difficoltà, di tensione, di disagio individuale e collettivo. Questo non va dimenticato! C’è una storia, una costruzione nel tempo di questo uso delle armi: non è che sia una questione – come dire – fisiologica e legata al Dna statunitense.

D. – In corso a New York c’è la Conferenza Onu sulle armi e sul traffico di armi: l’auspicio è che arrivi anche dalle Nazioni Unite un monito all’America ad affrontare questo problema…

R. – Assolutamente sì. Questo sarà importante, ma – ripeto – sarà soprattutto importante che all’interno dell’opinione pubblica statunitense si faccia sentire e riescano a farsi sentire le voci che non mancano e che da tempo spingono per una ridefinizione del rapporto tra armi, mercato, cittadini e residenti degli Stati Uniti.

D. –Il Killer ha colpito in un cinema pieno di ragazzi, c’è chi ha chiesto più sicurezza, più controlli nei luoghi pubblici ma così si rischia che la politica del contrasto al terrore invada pesantemente la sfera pubblica?

R. – Assolutamente. Io credo che gli Stati Uniti dovranno, con la forza che hanno di anticorpi nel dibattito democratico, combattere tutto questo attraverso la “trasfusione” di questi anticorpi proprio nelle giovani generazioni; e ancora attraverso la discussione sulla necessità di limitare – lo ribadisco – l’uso delle armi e soprattutto di costruire percorsi di istruzione e formazione tra i giovani che evitino processi di questo tipo.

Ma come spiegare una tragedia di questo tipo? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione psichiatri e psicologi cattolici: RealAudioMP3

R. - Dietro queste stragi ci sono dei corto circuiti della follia che in realtà sono preannunciati in anticipo. Se andiamo a vedere, abbiamo tanti segnali che ci preannunciano che qualcosa non va, di fatto poi, rimaniamo scioccati per la rapidità con la quale il corto circuito si innesca.

D. - Testimoni riferiscono che l’uomo che ha compiuto questa strage, era vestito in un modo molto singolare: sembrava travestito da un nemico di Batman, il supereroe protagonista del film al quale stavano assistendo gli spettatori presenti...

R. – É probabile che dietro questa strage ci sia una convinzione delirante di essere all’interno di una storia: forse il killer si è identificato in qualche personaggio uccidendo i fan, gli amici di Batman.

D. - Parliamo della follia di un singolo o di un disagio sociale più esteso?

R. - In generale il disagio psichico è in incremento. Secondo l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, un adulto su quattro, nei prossimi anni, avrà bisogno di cure psichiatriche e la depressione sarà la seconda causa di malattia e di invalidità al mondo. In particolare dobbiamo però dire che gran parte della sofferenza non viene intercettata. L'inidviduo vive una sofferenza incredibile al proprio interno: questa sofferenza poi esplode attraverso gesti eclatanti: noi apriamo gli occhi e ci rendiamo conto troppo tardi di ciò che sta succedendo.

D. - E cosa dire della collocazione geografica, del luogo in cui è avvenuta la strage. C’è chi subito ha detto:”Non puntiamo il dito contro gli Stati Uniti d’America”, visto che già in passato negli Usa si sono verificati episodi analoghi...

R. - La follia è ubiquitaria e democratica; colpisce in modo indistinto ricchi, poveri a tutte le latitudini. Certo, si esprime in modo diverso a seconda delle culture. Non c’è dubbio che se c’è un accesso più facile alle armi questo ovviamente ha un riflesso nelle manifestazioni della follia. Insomma, di fatto la follia sembrerebbe appartenere a tutto il mondo. Dovremmo interrogarci su quanto poco investiamo nella prevenzione del disagio psichico e su quanto continuiamo a trascurarlo.








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