2012-07-21 13:46:27

Somalia: si aggrava la carestia. L'Unicef: aiuti urgenti per 2.5 milioni di persone


Da un anno la carestia affligge il Corno d’Africa. E’ la popolazione della Somalia, che più soffre la mancanza di cibo e acqua, sia a causa della grave siccità e della mancanza di raccolti, sia a causa dell’instabilità politica e dei conflitti che colpiscono il Paese da più di venti anni. L’opera delle organizzazioni umanitarie spesso non è sufficiente a provvedere ai bisogni della gente. Un recente rapporto dell’Unicef rivela che circa 2 milioni e mezzo di somali, un terzo dell’intera popolazione, ha bisogno di aiuti urgenti e che un bambino su cinque rischia la vita. Sulle cause di questa situazione Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Angelo Masetti, portavoce del Forum Italia - Somalia:RealAudioMP3

R. - Prima di tutto vorrei ricordare che la Somalia è in una situazione gravissima da 22 anni, per cui la popolazione somala sta soffrendo veramente tanto. Poi ci sono le punte di sofferenza che corrispondono alle carestie o ai periodi di siccità. In tutti questi anni verso la Somalia sono confluiti tanti soldi, tanti aiuti. Il problema vero è come questi aiuti vengono gestiti e verso chi vengono diretti. Oggi la Somalia è un Paese nel quale la corruzione è devastante. Pochi giorni fa, è uscito un rapporto del Monitoring group of Somalia, che ha avanzato gravissime accuse nei confronti dei vertici dello Stato somalo, accusati di malversazioni e di ruberie di ogni tipo. Il problema grande è questo: la Somalia è purtroppo, nelle mani sia degli Shabaab, sia di persone senza scrupoli, che utilizzano gli aiuti internazionali semplicemente per arricchirsi.

D. - Le organizzazioni internazionali fanno quello che possono: oltre alla distribuzione dei generi alimentari, dei medicinali, dell’acqua, si cerca di fare qualcosa a monte, come per esempio, costruire pozzi e acquedotti?

R. - Al momento, la Somalia è in una fase di lenta transizione verso una situazione di stabilità, perché le truppe internazionali dell’Amisom, stanno guadagnando terreno contro gli Shabaab. Quindi i territori occupati dagli estremisti si riducono. C’è quindi la possibilità di riportare, se non altro, un po’ di pace e di tranquillità. Però, per rimettere in piedi un Paese come la Somalia con infrastrutture richiederà molto tempo, molto impegno internazionale e molta sorveglianza internazionale della gestione degli aiuti.

D. - Un passo più difficile, invece, sarà trovare allora una dirigenza migliore?

R. - Trovare una dirigenza migliore sarà il passo cruciale per la rinascita della Somalia. Da qui a 30 giorni, la road map internazionale prevede che il Paese, si doti di nuovi vertici istituzionali, quindi, parlamento, governo e presidente della Repubblica. Quello che noi tutti auspichiamo, è che i personaggi che sono stati accusati di avere rubato, speculando sulla spalle dei somali che soffrono, vengano banditi dalla comunità internazionale e venga loro impedito di rimpossessarsi dello Stato e di continuare nell’opera di depredazione che hanno compiuto fino ad oggi.







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