Somalia: si aggrava la carestia. L'Unicef: aiuti urgenti per 2.5 milioni di persone
Da un anno la carestia affligge il Corno d’Africa. E’ la popolazione della Somalia,
che più soffre la mancanza di cibo e acqua, sia a causa della grave siccità e della
mancanza di raccolti, sia a causa dell’instabilità politica e dei conflitti che colpiscono
il Paese da più di venti anni. L’opera delle organizzazioni umanitarie spesso non
è sufficiente a provvedere ai bisogni della gente. Un recente rapporto dell’Unicef
rivela che circa 2 milioni e mezzo di somali, un terzo dell’intera popolazione, ha
bisogno di aiuti urgenti e che un bambino su cinque rischia la vita. Sulle cause di
questa situazione Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Angelo Masetti,
portavoce del Forum Italia - Somalia:
R. - Prima di
tutto vorrei ricordare che la Somalia è in una situazione gravissima da 22 anni, per
cui la popolazione somala sta soffrendo veramente tanto. Poi ci sono le punte di sofferenza
che corrispondono alle carestie o ai periodi di siccità. In tutti questi anni verso
la Somalia sono confluiti tanti soldi, tanti aiuti. Il problema vero è come questi
aiuti vengono gestiti e verso chi vengono diretti. Oggi la Somalia è un Paese nel
quale la corruzione è devastante. Pochi giorni fa, è uscito un rapporto del Monitoring
group of Somalia, che ha avanzato gravissime accuse nei confronti dei vertici dello
Stato somalo, accusati di malversazioni e di ruberie di ogni tipo. Il problema grande
è questo: la Somalia è purtroppo, nelle mani sia degli Shabaab, sia di persone senza
scrupoli, che utilizzano gli aiuti internazionali semplicemente per arricchirsi.
D.
- Le organizzazioni internazionali fanno quello che possono: oltre alla distribuzione
dei generi alimentari, dei medicinali, dell’acqua, si cerca di fare qualcosa a monte,
come per esempio, costruire pozzi e acquedotti?
R. - Al momento, la Somalia
è in una fase di lenta transizione verso una situazione di stabilità, perché le truppe
internazionali dell’Amisom, stanno guadagnando terreno contro gli Shabaab. Quindi
i territori occupati dagli estremisti si riducono. C’è quindi la possibilità di riportare,
se non altro, un po’ di pace e di tranquillità. Però, per rimettere in piedi un Paese
come la Somalia con infrastrutture richiederà molto tempo, molto impegno internazionale
e molta sorveglianza internazionale della gestione degli aiuti.
D. - Un passo
più difficile, invece, sarà trovare allora una dirigenza migliore?
R. - Trovare
una dirigenza migliore sarà il passo cruciale per la rinascita della Somalia. Da qui
a 30 giorni, la road map internazionale prevede che il Paese, si doti di nuovi vertici
istituzionali, quindi, parlamento, governo e presidente della Repubblica. Quello che
noi tutti auspichiamo, è che i personaggi che sono stati accusati di avere rubato,
speculando sulla spalle dei somali che soffrono, vengano banditi dalla comunità internazionale
e venga loro impedito di rimpossessarsi dello Stato e di continuare nell’opera di
depredazione che hanno compiuto fino ad oggi.