Siria: controffensiva dell'esercito. Migliaia di profughi verso il Libano
Non cessa l’ondata di violenza in Siria. L'esercito di Assad ha lanciato una controffensiva
a Damasco e concentra la sua attenzione su Aleppo, la seconda città della Siria e
snodo commerciale importantissimo per il Paese. Una decina le vittime di oggi, si
registrano anche intensi bombardamenti su Homs. Di fronte a quanto sta accadendo il
segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha deciso di inviare in Siria
il suo vice per le operazioni di pacekeeping per valutare la situazione, e il primo
consigliere militare per guidare la missione degli osservatori ''in queste fase critica''.
Altri due generali intanto hanno disertato e sono fuggiti in Turchia. La situazione
rischia dunque di degenerare ancora e per questo, al confine con il Libano, si stanno
ammassando migliaia di siriani. Najla Chahda, responsabile Caritas Libano,
è stata raggiunta telefonicamente al confine con la Siria da Benedetta Capelli:
R. – Sur la
frontière libanaise–syrienne, il y a eu…. Lungo la frontiera libanese-siriana,
negli ultimi due giorni, c’è stato un afflusso massiccio di persone: 15 mila persone
hanno attraversato la frontiera, provenienti dalla città di Damasco. In maggioranza
si stratta di donne e di bambini, perché – secondo alcune voci – sembra che gli uomini
non siano stati autorizzati a lasciare il Paese.
D. – Qual è l’intervento
della Caritas?
R. – Caritas a déjà lancé un appel et nous sommes en train d’assister… La
Caritas ha già lanciato un appello e in questo momento ci stiamo preoccupando di assistere
i rifugiati, fornendo loro cibo, kit igienici, coperte… La situazione è in evoluzione
rapida. Sempre più le famiglie stanno infatti lasciando il Paese per ragioni di sicurezza.
D.
– Cosa i rifugiati le raccontano riguardo alla situazione in Siria?
R. – La
majorité des refugiés… La maggior parte dei rifugiati non parla molto della situazione.
In questo momento stanno arrivando persone che lasciano Damasco. Hanno tutti molto
paura, perché la guerra è sempre più violenta nei quartieri della capitale.
D.
– Vuole rivolgere un appello?
R. – Caritas a déjà lancé un appel depuis deux
mois… La Caritas ha già lanciato un appello due mesi fa, ma stiamo pensando di
lanciarlo nuovamente, perché il numero delle persone in difficoltà è aumentato e sta
aumentando drammaticamente.
Caritas, Mezzaluna Rossa, Croce Rossa Internazionale
ma anche molte comunità religiose si stanno spendendo in aiuto del popolo siriano
e tra di loro i francescani. Gabriella Ceraso ha raccolto ieri la testimonianza
di suor Yola, del Memoriale di San Paolo, raggiunta telefonicamente a Damasco:
R. - Noi viviamo
in una situazione molto delicata; però la viviamo con molta speranza. Accogliamo la
gente, abbiamo aperto la nostra casa. Da diverse parti della Siria stanno venendo
qui lasciando le loro case, molte delle quali sono distrutte. Sono persone che hanno
perso tutto: casa, negozi, cliniche. Cerchiamo sempre di dare una testimonianza di
speranza, dicendo loro che tutto passerà.
D. – Voi stando in città sentite
gli spari?
R. - Certo. Intorno, nelle periferie di Damasco noi sentiamo che
si combatte. Ieri sera ci sono stati degli scontri per strada proprio davanti alla
porta della nostra casa. Abbiamo chiamato l’esercito e dopo un’ora è finita.
D.
- Abbiamo notizie di tanta gente che sta cercando di scappare, di andare via ..
R.
- I siriani sono venuti a Damasco; quelli di Homs sono tutti a Damasco. Ci sono tantissime
famiglie alloggiate in Siria. I cristiani sono in Siria, i cristiani non hanno lasciato
il Paese. E' un popolo forte quello siriano, ce la farà a vivere questa situazione,
seppur dolorosa. Noi siamo sicuri, crediamo in Dio che dà la pace e non negli uomini,
gli uomini hanno interessi...