Kenya. I vescovi: tutelare la dignità umana, no alla pianificazione artificiale della
famiglia
“La pianificazione artificiale della famiglia, voluta dai Paesi stranieri, è pericolosa
e potrebbe portare alla distruzione della società e all’estinzione della razza umana”.
È quanto scrive la Conferenza episcopale del Kenya (Kec) in una nota ufficiale, criticando
duramente un articolo apparso nei giorni scorsi sul “Daily Nation Newspaper” e intitolato
“Il Kenya si unisce al controllo globale delle nascite”. In particolare, il quotidiano
faceva riferimento al summit sulla pianificazione familiare svoltosi a Londra l’11
luglio e in cui sono stati stanziati fondi per assicurare, entro il 2020, l’accesso
ai contraccettivi a 120 milioni di donne nel mondo, in particolare nei Paesi più poveri.
Una proposta che l’articolo valutava come positiva, sposando l’idea che l’accesso
ai contraccettivi è un diritto ed una priorità per lo sviluppo di un Paese, soprattutto
del Kenya in cui - sempre secondo il quotidiano - la mancanza di un controllo artificiale
delle nascite potrebbe portare la popolazione a 64 milioni di persone nel 2030. Durissima,
quindi, la reazione della Chiesa locale che condanna “i contenuti, il tono, il messaggio
e le intenzioni dell’articolo”, ribadendo che “non si deve permettere al Kenya di
far parte di un’agenda internazionale guidata da agenzie straniere, poiché così facendo
la nazione perderebbe la propria indipendenza ed i propri valori legati alla famiglia
e alla società”. Inoltre, la Kec fa notare come gli stessi Paesi stranieri che sostengono
l’uso dei contraccettivi “stiano stanziando miliardi di fondi per promuovere le unioni
omosessuali, mentre milioni di donne nel mondo muoiono per mancanza di strutture sanitarie
adeguate alla maternità”. E ancora, i vescovi del Kenya sottolineano che “l’uso dei
contraccettivi, soprattutto quello radicale proposto dall’articolo del ‘Daily Nation
Newspaper’, è disumano e contrario agli insegnamenti della Chiesa, specialmente in
una nazione come il Kenya, in cui la maggior parte della popolazione è cristiana e
timorata di Dio”. Non solo: tale visione “minaccia il tessuto morale della società
ed è un insulto alla dignità ed all’integrità della persona umana”. Poi, la Kec ricorda
al governo nazionale che molti Paesi che hanno promosso la pianificazione familiare
artificiale stanno ora tornando sui propri passi, dato che “nessuno ha visto i benefici
del tanto decantato sviluppo”. Ciò “ovviamente significa che erano state elaborate
strategie senza considerare la centralità della persona umana, ragione di ogni tipo
di sviluppo” che “deve essere a favore del bene comune della popolazione, della sua
sicurezza e protezione”. Quanto alla paventata cifra di 64 milioni di abitanti che
il Kenya potrebbe raggiungere tra 18 anni, la Kec afferma: “Non è una cifra eccessiva
se un Paese ha un governo responsabile in cui non ci sono corruzione, nepotismo o
tendenze egoistiche personali”. Inoltre, la Chiesa ribadisce che “esistono altri metodi
efficaci, come la pianificazione naturale della famiglia, la quale richiede l’astinenza,
valore necessario della vita coniugale e che non dovrebbe essere bollato come impossibile”.
Infine, i vescovi del Kenya chiedono alle autorità di agire con saggezza ed ai fedeli
di respingere la pianificazione artificiale della famiglia, poiché “nessuno dovrebbe
essere costretto all’abuso della propria dignità attraverso i contraccettivi”. (A
cura di Isabella Piro)