Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa 16.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del
Vangelo in cui Gesù invita gli apostoli, appena tornati dalla missione, a riposare
con lui, in disparte. Così attraversano il lago di Tiberiade: ma sull’altra riva c’è
una grande folla ad aspettarli:
“(Gesù) ebbe compassione di loro, perché
erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”.
Su
questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin,
docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Domenica scorsa
i discepoli erano andati a due a due a predicare, oggi sono di ritorno e raccontano
a Gesù i successi e le sorprese di quanto hanno fatto. Marco fa capire che il lavoro
era parecchio, tanto che non restava quasi tempo nemmeno per mangiare. Il Maestro
vede la stanchezza e li accompagna verso un luogo solitario, per riposarsi, e anche
per condividere con loro le emozioni provate e le sorprese. Trovare tempo e luoghi
per il cuore e le confidenze non sempre è facile: eppure è necessario se si vuole
essere autentici. Partiti per restare soli, e mettere una distanza congrua attraversando
il lago, Gesù e i discepoli si ritrovano invece davanti una “grande folla”: che li
ha anticipati a piedi, una folla di assetati di parole di guarigione e di sapienza.
Ormai né Gesù né i discepoli si appartengono: devono imparare a mettersi a disposizione,
con i gesti ma soprattutto col cuore. Quanta gente che cerca, che accorre là dove
sembra vi sia una risposta di vita, dove la compassione la vince sulla norma e gli
orari, sulle diffidenze e le fughe. Ci rendiamo conto di questi inquieti cercatori
di vita e accoglienza, di misericordia e attenzione? Senza compassione la fede è un
ramo secco e l’annuncio rischia di diventare chiacchiera.