Vescovo peruviano chiede intervento del Congresso americano sul caso minerario di
La Oroya
“Una fonderia di proprietà degli Stati Uniti ha contaminato l'aria, il suolo e l'acqua
della città di La Oroya, in Perù. Il fatto merita la sorveglianza e misure correttive
da parte del Congresso degli Stati Uniti, secondo un vescovo peruviano che ha presentato
una testimonianza alla Sottocommissione della Camera per l'Africa, la salute mondiale
e i Diritti Umani, il 19 luglio”: inizia così la nota inviata all’Agenzia Fides dalla
Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d’America, precisando inoltre che il complesso
metallurgico di La Oroya è proprietà della società statunitense Doe Run dal 1997.
Mons. Pedro Ricardo Barreto, arcivescovo di Huancayo e presidente del Dipartimento
Giustizia e Solidarietà della Conferenza Episcopale Latinoamericana (CELAM), dopo
aver presentato la sua istanza alla Sottocommissione della Camera, parlando con i
giornalisti ha detto che il Congresso “può ricoprire un ruolo vitale e che dà speranza,
in solidarietà con il popolo del Perù, rispettando le norme ambientali e di controllo,
in modo che gli esseri umani possano vivere con dignità e recuperare un ambiente sano”.
“Sicuramente il popolo del Perù, i suoi lavoratori e i residenti, devono condividere
i benefici delle industrie minerarie e non essere danneggiati da tali attività” ha
detto l'arcivescovo. “Il degrado ambientale fa ammalare la popolazione, avvelena l'aria
e i fiumi, trasforma la fertile terra agricola in modo tale che non può più essere
coltivata". Mons. Barreto ha inoltre riferito alla stampa internazionale che il complesso
minerario è in funzione da 87 anni, e per 65 è stato gestito da aziende statunitensi,
“quindi il Congresso degli Stati Uniti ha una responsabilità non legale, ma etica,
di collaborare con il governo peruviano per richiedere i controlli ambientali”. Il
viaggio di mons. Barreto è stato sponsorizzato dal Catholic Relief Services (CRS)
e dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti.