2012-07-20 15:45:20

Lettera del vescovo di Fano ai sacerdoti della diocesi sulla vicenda di don Ruggeri


“Testimoniare il Vangelo con umiltà”: è il titolo della Lettera inviata dal vescovo di Fano, Armando Trasarti, ai sacerdoti, ai consacrati e ai diaconi permanenti della Diocesi, in merito alla vicenda di don Giacomo Ruggeri, direttore dell'Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, arrestato il 13 luglio scorso con l'accusa di aver compiuto abusi su una minorenne. “In questo momento di intenso e lacerante dolore – inizia così la lettera - sento il dovere e la necessità di rivolgermi a voi membri del mio presbiterio… Non posso e non voglio anticipare l’accertamento dei fatti e il giudizio che spettano qui sulla terra innanzitutto alla Magistratura, verso la quale va la nostra piena fiducia. Voglio ancora una volta manifestare la mia piena solidarietà a tutti coloro che soffrono per questa vicenda”. Il presule quindi prosegue: “Non possiamo mai dare per scontata la nostra fedeltà. Essa nasce come grazia, dono dall’Alto, e tale rimane; una grazia che s’incarna nelle nostre persone … Dio ha assunto tutta la nostra umanità, anche la paura, la solitudine, il tradimento, la morte ignominiosa, affidandosi completamente al Padre nel momento del totale abbandono da parte degli uomini. Qui nasce la nostra grande responsabilità, una responsabilità che portiamo nella nostra carne. Possiamo stupirci, non capire, ma questo è l’agire di Dio, la sua scelta libera e sovrana per raggiungere tutti gli uomini. Comprendiamo allora quanto sia decisiva l’esortazione dell’Apostolo affinché ‘tutta la nostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo’ (1 Ts 5,23)”. Di qui l’esortazione del vescovo di Fano: “Impariamo a custodire noi stessi non solo a livello spirituale ma anche affettivo, fisico e psicologico. Le nostre relazioni, le nostre paure, le nostre preoccupazioni non sono estranee al nostro ministero…Impariamo anche a custodire i fratelli. Il presbiterio non è semplicemente una realtà formale o liturgica, ma mistero, realtà nella quale Dio ci salva. Da ciò deriva uno stile di vita, un impegno di relazione, e perché no, di custodia reciproca …Oggi mi sento di chiedere a voi, miei fratelli, di essere custodi gli uni degli altri, perché nessuno si senta solo, smarrito ... Domando a Dio di far risplendere la luce nelle tenebre e di trasformare, come è suo stile abituale, un’occasione di dolore nella nostra Chiesa in una grande opportunità per ritrovare forza di annuncio, di proposta vocazionale, di testimonianza innanzitutto nell’unità del presbiterio (vescovo e preti insieme) e nel coraggio di una carità senza finzioni verso tutti. Un coraggio di annunciare e testimoniare il Vangelo con tutta l’umiltà che questa vicenda ci insegna”. Mons. Trasarti ricorda infine il suo motto episcopale “Ego sum nolite timere”, “Coraggio, sono io, non abbiate paura”: “e i discepoli nella tempesta e con il vento contrario ritrovarono serenità riconsegnandosi al Signore. Anche a noi – conclude la lettera - sono rivolte oggi queste parole del Maestro che ci chiede di avere il coraggio, non la paura, e questo perché Lui è con noi”.







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