Siria, è una discesa agli inferi, necessaria unanimità internazionale per la fine
delle violenze: così il nunzio a Damasco
La guerra è ormai arrivata nel cuore di Damasco. Ascoltiamo la testimonianza del nunzio
in Siria, l’arcivescovo Mario Zenari, raggiunto telefonicamente nella capitale
da Hélène Destombes:
R. – Oggi
(ieri, ndr), alle 3.00 del mattino, sono stato svegliato da esplosioni molto, molto
potenti… Non so dove fossero, ma certamente erano nella prossima periferia di Damasco.
Forti esplosioni che sono continuate fino alle 9.00 circa, insieme a colpi di artiglieria
pesante, colpi di mitragliatrici…. La giornata è cominciata in maniera veramente drammatica!
La gente ha paura e chi è venuto a lavorare qui mi diceva che ha visto lungo la strada
camioncini pieni di gente che fugge soprattutto dai posti che sono maggiormente attaccati
e vanno nei giardini pubblici o nei parchi per dormire nelle zone più sicure. E’ una
situazione molto grave quella che si sta vivendo in questi giorni a Damasco. Speriamo
nell’aiuto della Comunità internazionale: la Comunità internazionale deve trovare
un’unanimità per aiutare la Siria a uscire da questa terribile spirale di violenza.
Sì, spero che la Comunità internazionale arrivi finalmente ad un consenso unanime
per trovare la via più giusta e più rapida per far cessare la violenza: quello che
vediamo e che constatiamo ogni giorno è che la violenza chiama altra violenza. Per
quanto riguarda la situazione qui, dove si trova la nunziatura apostolica così come
le altre ambasciate, posso dire che è una località che finora è abbastanza risparmiata
dal conflitto a Damasco: anche se l’attentato che c’è stato ieri, si è verificato
a circa 300-400 metri dalla nunziatura apostolica. Una cosa che mi ha fatto pensare
è che si sentono tante esplosioni – anche ieri – ma questa dell’attentato, malgrado
sia stato qui vicino, non si è sentita. Questo vuol dire che l’attentato è stato compiuto
in maniera particolare, ma che non so adesso spiegare.
D. – Gli eventi si
sono accelerati: si può pensare che il Paese si trova ora sulla soglia di un grande
cambiamento?
R. – Ho sentito tanti commenti, ma direi che è difficile – a mio
avviso – prevedere che cosa succederà: alcuni dicono che quanto sta succedendo rappresenta
una svolta, ma può succedere tutto… Teniamo presente che questi fatti si stanno verificando
proprio alla vigilia del Ramadan. Le esplosioni che sentiamo, i colpi di artiglieria
pesante che sentiamo, fanno comprendere la gravità della situazione, ma che la crisi
sia ad una svolta e che si debbano attendere in breve tempo dei cambiamenti è difficile
prevederlo. E’ difficile prevedere se la strada sarà ancora lunga e se sarà ancora
lunga la sofferenza. Quando penso a qualche mese fa, si guardava in avanti per vedere
la fine del tunnel, per vedere se c’era qualche luce che indicasse la fine di questo
terribile tunnel; adesso se posso dire un’esperienza personale, viene quasi spontaneo
chiudere gli occhi, perché ci si accorge che siamo in una discesa e quando si è su
di una discesa c’è da prevedere che in fondo alla discesa ci sia luce. Spero e speriamo
che con l’aiuto della comunità internazionale possa essere arrestata questa terribile
discesa, che come qualche volte ho detto, è verso gli inferi!