Al via a Pechino il Forum sulla Cooperazione Cina-Africa
Un prestito da parte del governo cinese di 20 miliardi di dollari per i Paesi Africani
per sostenere infrastrutture, industria manifatturiera, agricoltura e sviluppo delle
piccole e medie imprese. Ad annunciarlo il presidente Hu Jintao durante il V Forum
sulla Cooperazione Cina–Africa, iniziato oggi a Pechino. Il gigante asiatico si conferma
il primo partner commerciale dell’Africa, con scambi bilaterali in crescita dell'83%
dal 2009. Ma quali sono gli interessi che spingono Pechino ad investire in maniera
così importante nel continente africano? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a
Massimo Alberizzi, africanista del Corriere della Sera:
R. – La Cina
è impegnatissima in tutte le zone dell’Africa, soprattutto quelle che sono più ricche
di giacimenti di petrolio, di materie prime e anche di oro e diamanti. Parliamo per
esempio del Sudan, del Sud Sudan oppure del Congo, dell’Angola, dove stanno costruendo
la ferrovia del Banguela, ricostruendola in realtà perché è una vecchia ferrovia in
disuso, dove utilizzano i carcerati ai lavori forzati con i ferri ai piedi, portati
direttamente dalla Cina per lavorare. Quindi, c’è un fortissimo interesse, visto che
la Cina ha poche materie prime a casa sua.
D. – E l’Africa, dal canto suo,
ci guadagna qualcosa o si ripropone lo scenario di sempre, cioè di un continente depredato
dalle potenze estere?
R. – Dire “l’Africa ci guadagna” sarebbe come dire che
gli africani ci guadagnano. In realtà è solo un gruppo, un pugno di africani che fanno
affari con i cinesi e ci guadagnano svendendo le proprie risorse. “Proprie” è una
parola impropria, perché ovviamente le risorse sono di tutti, non sono solamente delle
elite dominanti dei Paesi africani.
D. – Negli ultimi mesi sono emerse anche
critiche di alcuni partner africani nei confronti di Pechino, per abusi commessi dai
datori di lavoro cinesi, per casi di corruzione, ma anche per le condizioni di sicurezza
e di lavoro nelle miniere di proprietà cinese. Insomma, non è un rapporto del tutto
sereno...
R. – No, infatti li hanno anche rapiti, come per esempio in Etiopia.
La politica cinese comincia ad avere gli stessi effetti che ha avuto per anni la politica
americana. La differenza, però, è che in America e in Europa abbiamo un’opinione pubblica
che comunque non permette di arrivare a certi abusi. In Cina l’opinione pubblica non
c’è, quindi può essere commesso, lontano dagli occhi indiscreti dell’opinione pubblica,
qualsiasi delitto.