Sicilia a rischio default. Il governatore Lombardo smentisce. Intervista a Mons. Mogavero
“Dirò al premier Monti che sono false le notizie secondo cui la Regione siciliana
è a rischio default”.Così il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo replica
all’allarme lanciato ieri dal premier Mario Monti, sul rischio fallimento della regione
Sicilia. L’intervento del premier arriva dopo la richiesta di commissariamento della
Regione da parte dell’Udc “per evitare il default” e l’allarme lanciato nei giorni
scorsi dal vicepresidente di Confindustria, Ivan Lo Bello, che aveva chiesto l’intervento
del Governo dichiarando: “la Sicilia rischia di diventare la Grecia del Paese”. Alessandra
Zaffiro: Ventiquattr’ore
dopo la lettera inviata dal premier Mario Monti, Raffaele Lombardo ha convocato nel
pomeriggio i cronisti per affermare con determinazione che le notizie secondo cui
la Sicilia sia a rischio default “sono false". Abbiamo un bilancio - ha detto il governatore
dell’isola - di circa 27 miliardi, un debito di 5,5 e un Pil di 85. Il nostro più
grande debitore è lo Stato che ci deve circa un miliardo”. “Martedì prossimo nell’incontro
con il premier gli dirò che mi dimetterò, ammesso che non mi sia già dimesso il 24
mattino. C’è chi non vuole che si voti a ottobre – spiega Lombardo - ma più avanti,
contemporaneamente alle politiche, per accordarsi sulla testa dei siciliani e per
utilizzare l'isola come merce di scambio”. “Pd e Udc – sostiene Lombardo - hanno tutto
l'interesse a non fare votare anticipatamente la Sicilia. Hanno bisogno di più tempo
per mettersi d'accordo sul candidato presidente”. “Se qualcuno – ha concluso Lombardo
- pensa che debba licenziare questi 50 mila lavoratori o una grossa parte, rispondo
che non lo farò mai. Non intendo distruggere la vita di migliaia di persone”.
Sulla
realtà siciliana si sofferma al microfono di Emanuela Campanile, il vescovo
di Mazara del Vallo mons. Domenico Mogavero:
R.
– La Sicilia è una realtà dalle molte facce, alcune facce presentabili, altre molto
meno. E’ chiaro che fanno notizie le facce non presentabili perché la Sicilia operosa,
quella che lavora nel silenzio, che cerca di gettare ponti, che guarda soprattutto
al Mediterraneo per farne un mare di incontro e di dialogo, non sempre fa notizia.
D.
- In questo momento così difficile che tipo di esempio può essere la Sicilia?
R.
- Un esempio di apertura, di accoglienza dell’altro. Buona parte di noi - e io tra
questi - viviamo con grandissimo disagio e sofferenza le inadeguatezze della politica
e tutto il male che si dice di una burocrazia e di un uso non professionale delle
risorse e delle normative, soprattutto in campo europeo, perché siamo noi le prime
vittime di questo sistema disordinato e assai inadeguato. La Sicilia ha tutti i mezzi
per uscire fuori dalle strettoie di una situazione di degrado e di sottosviluppo,
però non trova nella politica quella sponda di slancio che, mettendo a frutto le risorse
che pure ci sono, dovrebbe fare da volano per una terra che ha bisogno di lavoro e
di progresso.