Presidenziali in India: favorito il ministro delle Finanze Pranab Mukherjie
L’Assemblea dei Grandi Elettori, il Parlamento indiano, si prepara a scegliere il
nuovo presidente che dovrà prendere il posto di Pratibha Patil, attualmente alla guida
del Paese. Gli analisti danno per scontata la vittoria del ministro delle Finanze
Pranab Mukherjie, una delle personalità più potenti di New Delhi. A pesare sul voto
da un lato le pressioni della destra nazionalista e le spaccature nella sinistra dall’altro
le manovre del Congresso di Sonia Gandhi, alla ricerca di nuovi alleati dopo le recenti
sconfitte politiche. Per un commento Cecilia Seppia ha sentito Claudio Landi,
giornalista esperto di questioni indiane:
R. – Sì, ci
sono vari candidati, ma Pranab Mukherjie, che è l’attuale ministro delle Finanze del
governo di Manmohan Singh, è decisamente il front runner, il candidato che
ha tutte le carte in regola. Sembra di capire che dovrebbe avere l’appoggio di circa
il 60 per cento dei grandi elettori. Il candidato del partito all’opposizione della
destra nazionalista indù e il Bjt non ha proprio possibilità. L’unica questione –
sembra di capire – è se Pranab Mukherjee prenderà tutti i voti dei partiti che hanno
annunciato di sostenerlo, oppure no; oppure, addirittura, se ne prende qualcuno in
più.
D. – Hai citato i Grandi Elettori: possiamo spiegare come avverrà,
in pratica, questa votazione, questa elezione presidenziale in India?
R. –
Chiariamo innanzitutto una questione. La presidenza della Repubblica dell’India –
stiamo parlando di questo incarico – viene designata da un’assemblea di grandi elettori
che assomiglia un pochino al Parlamento che in Italia, in seduta comune, elegge il
presidente della Repubblica italiana perché è composto dai deputati della Lok Sabha,
la Camera bassa, dai rappresentanti della Camera alta e dai rappresentanti dei Parlamenti
regionali degli Stati della Federazione indiana. E il loro voto viene calcolato, specialmente
quello di questi ultimi, in base alla popolazione e al numero degli elettori: quindi,
è un voto ponderato.
D. – Altro punto importante, in queste elezioni, è rappresentato
dagli equilibri politici in dissoluzione: la destra nazionalista che si trova senza
peso nella partita, la sinistra che si è spaccata con una formazione importante come
il Partito comunista indiano …
R. – La questione che è molto importante in
tutta questa faccenda sono gli equilibri politici, perché in India – a Delhi, come
peraltro a Roma – quando si elegge il presidente della Repubblica ovviamente si muovono
manovre politiche su tutti i fronti e stavolta la questione politica fondamentale
è stata quella riguardante il Partito del Congresso: il Partito del Congresso di Sonja
Gandhi è stato in forti difficoltà dopo il risultato delle elezioni in uno dei più
importanti Stati dell’India, che è l’Uttar Pradesh. Per uscire dall’angolo in cui
si era trovato dopo il risultato di queste elezioni e anche per una situazione economica
indiana che è piuttosto difficile, anche se molto poco conosciuta dalle nostre parti,
i vertici del Partito del Congresso hanno elaborato una precisa strategia politica,
di prendere i contatti e stabilire una serie di alleanze con alcuni partiti regionali
del Nord dell’India. L’elezione di Pranab Mukherjee, del ministro delle Finanze, con
l’appoggio di questi partiti – se riuscirà nei modi dovuti e per quello che si capisce
secondo le previsioni – sarà un tassello importantissimo per la costruzione, da parte
del Partito del Congresso, della nuova alleanza che dovrebbe poi portare il partito
di Sonja Gandhi alle prossime elezioni nel 2014.
D. – Pranab è una delle persone
più navigate del potere politico indiano. Non è mai stato particolarmente "nelle grazie"
del presidente del Partito del Congresso, Sonja Gandhi. Questo cambio al vertice,
se dovesse appunto confermarlo come presidente, potrà determinare un cambiamento
anche nella politica economica del Paese, visto il ruolo da lui rivestito, cioè il
fatto che finora è stato ministro delle finanze?
R. – Questo, probabilmente,
determinerà un cambiamento anche di alcuni aspetti della politica economica e di bilancio
dell’India in un senso più inclusivo, possiamo dire più progressista, più redistributivo.
Il cambio ai vertici del ministero delle finanze – e qui bisogna vedere chi sarà il
prossimo ministro delle Finanze – potrebbe portare ad un qualche cambiamento anche
nella politica economica del governo ma non si può ancora dire se questo potrà giovare
al rafforzamento dell'India nel panorama economico mondiale.