2012-07-18 08:03:11

Cresce il tasso di disoccupazione in Italia. Il commento dell'economista Dell'Aringa


Lo scarto tra i btp italiani, e i bund tedeschi ieri è sceso a 478. Un valore comunque molto alto, che secondo Bankitalia inciderà in modo negativo sulla crescita. Il Pil nel 2012 scenderà del 2% e tornerà a crescere solo nel 2013, secondo Bankitalia. Anche la produzione industriale farà registrare un -1.5% nel terzo trimestre dell’anno. Sempre l’istituto di via Nazionale mette in luce come Il tasso di disoccupazione in Italia salira' oltre l'11% nel 2013 e i piu' colpiti continueranno a essere giovani e donne. Anche i dati Istat confermano la crescita della povertà in Italia. Ce ne parla Marco Guerra:RealAudioMP3

Nel 2011 l'11,1% delle famiglie in Italia sarà relativamente povero, per un totale di circa 8,1 milioni di persone e il 5,2% lo è in termini assoluti: circa 3,4 milioni di persone. Rispetto all’anno precedente, l’Istat fotografa una stabilità della povertà in Italia, derivante – si legge nella nota dell’Istituto di statistica – dal peggioramento del fenomeno per le famiglie in cui non vi sono redditi da lavoro o vi sono operai, compensato dalla diminuzione della povertà tra le famiglie di dirigenti e impiegati. Si allarga quindi il divario fra le diverse fasce della popolazione e fra il nord e il sud del Paese, come spiega la Dott.ssa Linda Laura Sabbadini, capo dipartimento delle statistiche sociali dell’Istat:

“Se confrontiamo la situazione con il periodo pre-crisi, la povertà assoluta - cioè i più poveri tra i poveri - cresce per il Sud, per le famiglie di cinque o più componenti, per le famiglie con figli minori, per le famiglie con membri aggregati, di solito anziani, per le famiglie con persona di riferimento con titolo di studio basso, per le famiglie di esiliati dal lavoro e anche di disoccupati. E particolarmente critica èla situazione di Sicilia e Calabria”.

Situazioni aggravate da una crisi che continua ad attanagliare l’economia italiana. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha rivisto al ribasso le stime di crescita del 2012: -1,9. Moody's ha tagliato il rating di 23 enti locali e 10 banche italiane, lo spread sui titoli di Stato continua ad oscillare. Nonostante gli impegni assunti dal governo, i mercati continuano quindi a non avere fiducia nell’Italia. Ci spiega perché Alberto Quadrio Curzio, professore di Economia alla Cattolica di Milano:

“I mercati hanno allargato di nuovo gli spread perché vi è il timore che il contagio, che ha già certamente toccato la Spagna, vada a toccare anche l’Italia. In secondo luogo, perché in caso di necessità, tutti cercano di posizionarsi sui titoli più sicuri e quindi vanno sui titoli tedeschi, sui titoli francesi, che stanno largamente beneficiando di questa situazione anomala. Gli Stati forti, in particolare la Germania, si sono messi in testa che loro stanno pagando i debiti degli altri. Cosa non vera, perché in questo momento loro si stanno avvantaggiando”.

Di seguito, la riflessione dell’economista Carlo Dell’Aringa: RealAudioMP3

R. – Le imprese hanno di fronte a sé una situazione in cui i mercati di sbocco sono asfittici, soprattutto perché la domanda interna sta calando per effetto dei redditi delle famiglie che sono in sofferenza e in più hanno un costo del denaro molto elevato. Quindi pagare il capitale il 7, l’8 per cento per produrre qualche cosa che difficilmente sarà venduta sui mercati fa sì che le imprese stanno ritirando i remi in barca, non fanno investimenti, non procedono al turn-over della manodopera, assumono poco e quindi l’occupazione è destinata a diminuire.
D. – Sembra una situazione da cui è molto difficile riprendersi, lei che cosa ne pensa di questo?
R. – Certamente è molto difficile riprendersi perché sia le condizioni sul lato del costo del denaro sia sul lato dei mercati di sbocco sono sfavorevoli. Quindi noi dobbiamo aspettarci la chiusura delle aziende. Ormai i dati della cassa integrazione stanno aumentando e di fronte a una situazione in cui le imprese non procedono a nuove assunzioni, è chiaro che soprattutto i giovani che si presentano sul mercato del lavoro rimangono senza lavoro. A questo si deve aggiungere che proprio la sofferenza dei bilanci famigliari induce molti componenti delle famiglie, che fino a un anno fa erano inattivi, cioè erano disponibili a lavorare ma non cercavano il lavoro attivamente, quindi erano statisticamente dichiarati inattivi, progressivamente hanno cominciato a cercare lavoro con maggiore intensità e l’Istat li ha registrati come attivi, cioè cercano lavoro ma non lo trovano. Io penso che le previsioni di un aumento della disoccupazione siano dovute a questi due fattori: primo, l’occupazione tenderà a diminuire; secondo, una parte della popolazione che prima era inattiva cercherà di attivarsi sul mercato del lavoro per cercare posti di lavoro ma non li troverà. Questo non fa altro che aumentare il numero dei disoccupati, cioè di coloro che cercano attivamente lavoro ma non lo trovano.











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