Cresce il tasso di disoccupazione in Italia. Il commento dell'economista Dell'Aringa
Lo scarto tra i btp italiani, e i bund tedeschi ieri è sceso a 478. Un valore comunque
molto alto, che secondo Bankitalia inciderà in modo negativo sulla crescita. Il Pil
nel 2012 scenderà del 2% e tornerà a crescere solo nel 2013, secondo Bankitalia. Anche
la produzione industriale farà registrare un -1.5% nel terzo trimestre dell’anno.
Sempre l’istituto di via Nazionale mette in luce come Il tasso di disoccupazione in
Italia salira' oltre l'11% nel 2013 e i piu' colpiti continueranno a essere giovani
e donne. Anche i dati Istat confermano la crescita della povertà in Italia. Ce ne
parla Marco Guerra:
Nel 2011 l'11,1%
delle famiglie in Italia sarà relativamente povero, per un totale di circa 8,1 milioni
di persone e il 5,2% lo è in termini assoluti: circa 3,4 milioni di persone. Rispetto
all’anno precedente, l’Istat fotografa una stabilità della povertà in Italia, derivante
– si legge nella nota dell’Istituto di statistica – dal peggioramento del fenomeno
per le famiglie in cui non vi sono redditi da lavoro o vi sono operai, compensato
dalla diminuzione della povertà tra le famiglie di dirigenti e impiegati. Si allarga
quindi il divario fra le diverse fasce della popolazione e fra il nord e il sud del
Paese, come spiega la Dott.ssa Linda Laura Sabbadini, capo dipartimento delle
statistiche sociali dell’Istat:
“Se confrontiamo la situazione con il periodo
pre-crisi, la povertà assoluta - cioè i più poveri tra i poveri - cresce per il Sud,
per le famiglie di cinque o più componenti, per le famiglie con figli minori, per
le famiglie con membri aggregati, di solito anziani, per le famiglie con persona di
riferimento con titolo di studio basso, per le famiglie di esiliati dal lavoro e anche
di disoccupati. E particolarmente critica èla situazione di Sicilia e Calabria”.
Situazioni
aggravate da una crisi che continua ad attanagliare l’economia italiana. Il Fondo
monetario internazionale (Fmi) ha rivisto al ribasso le stime di crescita del 2012:
-1,9. Moody's ha tagliato il rating di 23 enti locali e 10 banche italiane, lo spread
sui titoli di Stato continua ad oscillare. Nonostante gli impegni assunti dal governo,
i mercati continuano quindi a non avere fiducia nell’Italia. Ci spiega perché Alberto
Quadrio Curzio, professore di Economia alla Cattolica di Milano:
“I
mercati hanno allargato di nuovo gli spread perché vi è il timore che il contagio,
che ha già certamente toccato la Spagna, vada a toccare anche l’Italia. In secondo
luogo, perché in caso di necessità, tutti cercano di posizionarsi sui titoli più sicuri
e quindi vanno sui titoli tedeschi, sui titoli francesi, che stanno largamente beneficiando
di questa situazione anomala. Gli Stati forti, in particolare la Germania, si sono
messi in testa che loro stanno pagando i debiti degli altri. Cosa non vera, perché
in questo momento loro si stanno avvantaggiando”.
Di seguito, la riflessione
dell’economista Carlo Dell’Aringa:
R. – Le imprese
hanno di fronte a sé una situazione in cui i mercati di sbocco sono asfittici, soprattutto
perché la domanda interna sta calando per effetto dei redditi delle famiglie che sono
in sofferenza e in più hanno un costo del denaro molto elevato. Quindi pagare il capitale
il 7, l’8 per cento per produrre qualche cosa che difficilmente sarà venduta sui mercati
fa sì che le imprese stanno ritirando i remi in barca, non fanno investimenti, non
procedono al turn-over della manodopera, assumono poco e quindi l’occupazione è destinata
a diminuire. D. – Sembra una situazione da cui è molto difficile riprendersi, lei
che cosa ne pensa di questo? R. – Certamente è molto difficile riprendersi perché
sia le condizioni sul lato del costo del denaro sia sul lato dei mercati di sbocco
sono sfavorevoli. Quindi noi dobbiamo aspettarci la chiusura delle aziende. Ormai
i dati della cassa integrazione stanno aumentando e di fronte a una situazione in
cui le imprese non procedono a nuove assunzioni, è chiaro che soprattutto i giovani
che si presentano sul mercato del lavoro rimangono senza lavoro. A questo si deve
aggiungere che proprio la sofferenza dei bilanci famigliari induce molti componenti
delle famiglie, che fino a un anno fa erano inattivi, cioè erano disponibili a lavorare
ma non cercavano il lavoro attivamente, quindi erano statisticamente dichiarati inattivi,
progressivamente hanno cominciato a cercare lavoro con maggiore intensità e l’Istat
li ha registrati come attivi, cioè cercano lavoro ma non lo trovano. Io penso che
le previsioni di un aumento della disoccupazione siano dovute a questi due fattori:
primo, l’occupazione tenderà a diminuire; secondo, una parte della popolazione che
prima era inattiva cercherà di attivarsi sul mercato del lavoro per cercare posti
di lavoro ma non li troverà. Questo non fa altro che aumentare il numero dei disoccupati,
cioè di coloro che cercano attivamente lavoro ma non lo trovano.