Siria, Damasco brucia. L'Unicef: muore un bambino al giorno. Le parole di una suora
In Siria, Damasco continua a bruciare: diverse le testimonianze di esplosioni e assedi
da parte dell’esercito in vari quartieri, e circola il timore dell’uso di armi chimiche
da parte del regime. Sempre più grave anche la situazione umanitaria: il numero di
rifugiati siriani registrati o assistiti dall'Onu nei Paesi vicini è quasi triplicato
dall'aprile scorso, salendo a 112 mila, mentre l’Unicef sottolinea che muore un bambino
al giorno. La diplomazia intanto sembra ferma nell’attesa di un nuovo pacchetto di
sanzioni Ue. La Cina torna a ribadire il suo "no" all’intervento militare, mentre
da Mosca si attendono le parole del capo del Cremlino, Vladimir Putin, oggi a colloquio
col mediatore Onu, Kofi Annan. E proprio da uno dei quartieri centrali di Damasco,
città in fiamme, arriva la testimonianza di suor Marcella delle Salesiane di
Maria Ausiliatrice, che gestiscono l’unico ospedale privato della città e che continuano,
nonostante tutto, l’apostolato e il servizio. L’intervista è di Gabriella Ceraso:
R. - Viviamo
la situazione a sprazzi: alcuni momenti ci arrivano notizie che ci mettono angoscia,
in altri ci dicono:” No, no. É passato”. Si sentono certamente le bombe sia di notte
che di giorno e sono diventate più frequenti tra ieri e oggi. Abbiamo anche sentito
dire che in Italia arrivano notizie fose alterate: anche ieri sera hanno detto che
l’ambasciata ha ordinato a tutti di rientrare. Forse è vero, ma per noi religiose
questo ordine non vale. Qualcuno ci dice: "Preparatevi anche al martirio", ma qui
la convivenza tra noi e loro è stata sempre meravigliosa. Hanno per noi un grande
stima. I Salesiani, accanto a noi, fanno l’oratorio con i bambini ortodossi, iracheni,
con i rifugiati, tutti i giorni. Noi rischiamo pure: abbiamo dei ragazzi infatti che
vengono in casa per guadagnarsi i soldi. La vita è diventata molto più cara e la povera
gente esce anche per quei quattro soldi che ha diritto ad avere alla fine del mese.
D.
- Vi sentite protetti dalle forze civili?
R. - Sì. Come le ho detto arrivano
le voci di protezione. Ci dicono: “Fate attenzione, adesso c’è pericolo, non uscite...”.
Qualcuno ha fatto girare la voce: “Adesso arriva il turno dei cristiani”... In qualche
parte, come nella città di Homs, davvero hanno mandato via i cristiani, oppure hanno
detto: “Se vi volete salvare, lasciate le case". Qui da noi sono arrivati molti profughi
provenienti da Homs tra cui tanti bambini terrorizzati. Non so se puntano proprio
alla distruzione anche di questa città. Io dico che non è possibile in una città così
bella e santa per la presenza dell’apostolo Paolo, che qui è stato convertito direttamente
da Cristo, e dove la Madonna veglia su di noi. Questo ci fa ben sperare.