La prossima apertura di “concertazioni nazionali” con le forze vive della nazione
per la “formazione di un governo di unità nazionale” è stata annunciata in un intervento
radiotelevisivo dal primo ministro Cheick Modibo Diarra. Sul futuro delle istituzioni
di transizione, è stata la comunità regionale e internazionale a esercitare pressioni
per la creazione di un esecutivo inclusivo entro fine mese e per risolvere le tensioni
politiche prevalse finora a Bamako. Per quanto riguarda la crisi nel Nord, gli scenari
sono ancora molto aperti, come riferito dallo stesso capo del governo. “Il Mali si
sta preparando a tutte le opzioni possibili per riconquistare il Nord” ha dichiarato
Diarra, precisando di essere in attesa di “proposte della Comunità economica dei Stati
dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas)”. Negli ultimi giorni - riferisce l'agenzia
Misna - una missione tecnica della Cedeao si è recata a Bamako per confrontarsi con
il governo sul suo possibile invio di 3000 militari per un intervento al Nord. Prima
di dispiegare un suo contingente, l’organismo regionale aspetta una richiesta formale
di aiuto da parte delle autorità maliane e il via libera dell’Onu. Tuttavia l’opzione
militare sta ancora dividendo classe politica e società maliana: una parte di loro
ritiene che l’esercito nazionale può da solo avere la meglio sulle ribellioni tuareg
(Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad, Mnla) e islamiche di Ansar Al Din
e del Movimento per l’unicità e il jihad in Africa occidentale (Mujao), che da aprile
controllano le regioni settentrionali. Se alcuni Paesi della regione, tra cui Niger
e Guinea, spingono per un intervento armato, altri, come l’Algeria, si oppongono a
qualsiasi “ingerenza esterna”. Da Bruxelles l’Unione Europea (Ue) ha dato il suo via
libera a una missione di assistenza civile in materia di lotta al terrorismo nel Sahel,
denominata ‘Eucap Sahel’. In un primo tempo le sue attività si concentreranno in Niger,
un Paese che ne ha fatto richiesta, ma potrebbero essere estese al vicino Mali e alla
Mauritania. “La nuova missione contribuirà a rafforzare le capacità locali di lotta
al terrorismo e alla criminalità organizzata, fenomeni notevolmente aumentati anche
in conseguenza del conflitto in Libia” ha dichiarato Catherine Ashton, Alto rappresentante
dell’Ue per la politica estera e di sicurezza. Dal Nord del Mali è invece arrivata
la smentita a dichiarazioni ‘positive’ rilanciate negli ultimi giorni dai media nazionali
e internazionali. I tuareg dell’Mnla hanno smentito un’informazione in circolazione
da domenica su una loro rinuncia all’obiettivo dell’indipendenza dell’Azawad. Lo hanno
fatto con un comunicato pubblicato sul proprio sito internet, in data 15 luglio. Tuttavia
l’Mnla ha cercato di rassicurare la comunità internazionale, dicendosi “disponibile
a negoziare per la soluzione definitiva del conflitto che da più di 50 anni ci oppone
al Mali”. Appena la “nostra legittimità verrà riconosciuta, ci impegniamo a lottare
contro i narco-terroristi che minacciano l’intera regione del Sahel tenendo conto
delle preoccupazioni internazionali”. Dalle regioni settentrionali è anche giunto
un allarme umanitario da parte della Croce Rossa. “La popolazione non riesce più a
soddisfare i propri bisogni elementari di cibo, che scarseggia ed è molto caro a causa
di raccolti insufficienti nel 2011 e del conflitto in atto” ha sottolineato Jean-Nicolas
Marti, capo della delegazione per il Mali e il Niger. L’intervento di assistenza alimentare
della Croce Rossa è cominciato le scorso fine settimana nelle zone di Gao e Timbuctù,
dove entro tre settimane 160.000 persone dovrebbero ricevere riso, fagioli, olio e
sale. L’organizzazione internazionale si è anche impegnata a comprare dai pastori
locali più di 10.000 capi di bestiame per consentire a 5000 famiglie di avere soldi
in contanti. (R.P.)