2012-07-17 16:26:39

Mali: a migliaia riparano in Burkina Faso aiutati dai Camilliani


Sono migliaia le persone che stanno fuggendo dal Mali colpito da una drammatica carestia ma anche da una vasta offensiva dei gruppi integralisti islamici che seminano terrore e distruzione e contro cui si è scagliato il premier Modibo Diarra che ha annunciato anche l'apertura di consultazioni per la creazione di un governo di unità nazionale. Molti dei profughi hanno trovato rifugio in Burkina Faso, dove è attiva la "task force" dei Camilliani che cerca di creare condizioni ottimali per quanto riguarda igiene, acqua, cibo, sanità. Al microfono di Cecilia Seppia, il racconto di Fratel Luca Perletti missionario della diocesi di Dorì da poco rientrato in Italia.RealAudioMP3

R. - La situazione al momento sembra abbastanza sotto controllo dal punto di vista di problematiche come epidemie o cose simili che possono verificarsi in questi casi però sembra l’inizio di una situazione seria. Non ci sono indicatori molto gravi per quanto riguarda gli sfollati, però ovviamente la presenza di 65 mila persone in una zona già di per sé povera e con poche risorse, è un indicatore che le cose diventeranno abbastanza difficile da sostenere. La popolazione infantile inoltre è consistente e ci sono anche casi riportati di malnutrizione e occuparci di questo, sarebbe un altro dei nostri obbiettivi.

D. - Voi state anche studiando il possibile impegno di una "task force" dei Camilliani a sostegno di questa popolazione profuga del Mali…

R. - L’intervento vorrebbe essere di integrazione di quanto già stanno facendo le agenzie umanitarie, dando particolare enfasi al nostro specifico, che è la sanità, avvalendoci poi degli ospedali che abbiamo in Burkina. Per cui una parte del nostro servizio in collaborazione con le agenzie già presenti sul posto, sarebbe appunto quello offrire i nostri ospedali per quanto riguarda la chirurgia e soprattutto la pediatria, in riferimento al servizio che già facciamo nella capitale Ouagadougou.

D. - Carestia ed insicurezza dicevamo sono il movente alla base di questo esodo dal Mali. Ricordiamo anche che in Mali è anche in corso un’offensiva da parte dei gruppi integralisti islamici; notizie recenti parlano anche del gruppo Ansar Dine che distrugge mausolei, templi sacri antichissimi. C’è quindi una situazione davvero complicata...

R. - Direi proprio di sì. Noi abbiamo raccolto le testimonianze degli sfollati, i quali ci hanno riferito con paura che non intendono tornare nel Paese, finché la situazione non si sarà calmata. Considerando che si trovano in un contesto molto difficile - perché essendo in un Paese straniero e certamente povero e senza la possibilità per quanto riguardo i Touareg di vivere la vita nomadica perché costretti a stare nei campi - il fatto che abbiano paura di tornare la dice lunga sulla situazione difficile che si sta vivendo in Mali. Poi, noi abbiamo avuto modo di incrociare alcuni convogli militari stranieri e questo ci ha molto impressionato: significa che ci sono in atto delle manovre militari molto più grandi di cui ancora non si sa ancora molto.

D. - Situazione difficile in Mali, ma situazione difficile anche nel Paese che ospita, nel Burkina Faso. Quindi si rischia di aggiungere emergenza all’emergenza...

R. - Questo è uno dei problemi che l’amministratore diocesano ci faceva presente quando ci ha chiamato. La paura è che possa poi generarsi un conflitto tra i due gruppi: i locali, che comunque hanno sofferto una carestia nel corso di quest’anno, e questi sfollati che, di fatto, vengono aiutati più dagli altri. Per cui, il rischio è che la situazione degeneri in un conflitto tra poveri.

D. - Voi come Task Force, state cercando anche di collaborare con le istituzioni che sono presenti sul posto. In che modo?

R. - Il nostro primo partner sarà la diocesi di Dori, attraverso la Caritas che si chiama Ocades. In aggiunta, uniremo i nostri servizi con le agenzie sovrastatali come l’Unhcr, l’Alto commissariato dell’Onu per i Rifugiati.







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