2012-07-17 16:33:18

Istat: oltre 8 milioni di poveri nel 2011. Aumentra divario nord-sud


Sostanziale stabilità della diffusione povertà ma un netto peggioramento delle condizioni per alcune categorie di famiglie e per il mezzogiorno. È quanto emerge nel report Istat sulla povertà in Italia nel 2011. Dati che mostrano un paese ancora nel pieno della crisi e che arrivano nel giorno del declassamento da parte di Moody’s di 23 enti locali e 10 banche italiane e all’indomani delle previsioni di contrazione del Pil per il 2012 certificate dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi). Ce ne parla Marco Guerra:RealAudioMP3

Nel 2011 l'11,1% delle famiglie in Italia è relativamente povero, per un totale di circa 8,1 milioni di persone e il 5,2% lo è in termini assoluti: circa 3,4 milioni di persone. Rispetto all’anno precedente, l’Istat fotografa una stabilità della povertà in Italia, derivante – si legge nella nota dell’Istituto di statistica – dal peggioramento del fenomeno per le famiglie in cui non vi sono redditi da lavoro o vi sono operai, compensato dalla diminuzione della povertà tra le famiglie di dirigenti e impiegati. Si allarga quindi il divario fra le diverse fasce della popolazione e fra il nord e il sud del Paese, come spiega la Dott.ssa Linda Laura Sabbadini, capo dipartimento delle statistiche sociali dell’Istat:

“Se confrontiamo la situazione con il periodo pre-crisi, la povertà assoluta - cioè i più poveri tra i poveri - cresce per il Sud, per le famiglie di cinque o più componenti, per le famiglie con figli minori, per le famiglie con membri aggregati, di solito anziani, per le famiglie con persona di riferimento con titolo di studio basso, per le famiglie di esiliati dal lavoro e anche di disoccupati. E particolarmente critica èla situazione di Sicilia e Calabria”.

Situazioni aggravate da una crisi che continua ad attanagliare l’economia italiana. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha rivisto al ribasso le stime di crescita del 2012: -1,9. Moody's ha tagliato il rating di 23 enti locali e 10 banche italiane, lo spread sui titoli di Stato continua ad oscillare. Nonostante gli impegni assunti dal governo, i mercati continuano quindi a non avere fiducia nell’Italia. Ci spiega perché Alberto Quadrio Curzio, professore di Economia alla Cattolica di Milano:

“I mercati hanno allargato di nuovo gli spread perché vi è il timore che il contagio, che ha già certamente toccato la Spagna, vada a toccare anche l’Italia. In secondo luogo, perché in caso di necessità, tutti cercano di posizionarsi sui titoli più sicuri e quindi vanno sui titoli tedeschi, sui titoli francesi, che stanno largamente beneficiando di questa situazione anomala. Gli Stati forti, in particolare la Germania, si sono messi in testa che loro stanno pagando i debiti degli altri. Cosa non vera, perché in questo momento loro si stanno avvantaggiando”.







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