2012-07-16 14:03:57

Pechino invia flotta di 30 navi alle isole Spratly: tensione nel Mar cinese meridionale


Sale la tensione nelle acque del Mar Cinese Meridionale. Pechino, ha infatti inviato 30 grandi pescherecci, scortati da un pattugliatore armato, alle contese isole Spratly, l’arcipelago, ricco di giacimenti petroliferi, il cui controllo è rivendicato oltre che dalla Cina anche da Vietnam, Brunei, Filippine, Malaysia e Taiwan. Gli Usa sono pronti ad arginare qualsiasi prova di forza, ma per il governo cinese gli interessi in gioco sono molteplici. Come spiega Francesco Sisci, corrispondente da Pechino per il Sole24Ore, al microfono di Cecilia Seppia:RealAudioMP3

R. – Tutti i Paesi che si affacciano su queste acque, ma in particolar modo Cina, Filippine e Vietnam, stanno cercando di demarcare più chiaramente il possesso di queste isole, che era rimasto finora abbastanza vago. La Cina rischia di inciampare politicamente in uno scontro, che per essa avrebbe conseguenze molto più gravi: rischierebbe di isolarla. Quindi non è in ballo solo la limitazione, il possesso o meno di un tratto di mare o di un pezzo di terra, ma la sua posizione internazionale. Dall’altro lato, la Cina non può permettersi di rinunciare al possesso di un pezzo di territorio che rivendica, perché dentro c’è un’opinione pubblica nazionalista, che considererebbe il governo di Pechino debole e arrendevole rispetto alle potenze internazionali.

D. – Siamo di fronte ad uno dei luoghi geografici più strategici del Pianeta, come lo Stretto di Hormuz o i Canali di Suez, di Panama. Ma perché è così importante questo pugno di isole disabitate e per giunta inospitali?

R. – E’ un passaggio di mare molto importante, perché da qui passano anche le merci che vengono dall’Europa e sono dirette in Giappone o in Corea. In realtà, poi, la contesa non è tanto sul pezzo di mare, perché i cinesi hanno detto di non contestare il tratto di mare e di ritenerlo comunque acqua internazionale, il punto centrale è invece il gas o petrolio che ci sarebbe sotto queste isole. Rimane, invece, molto importante il principio dell’unità nazionale: la Cina, infatti, potrebbe permettersi di fare a meno di questo petrolio o di questo gas, ma non può permettersi di fare a meno del principio di unità territoriale, di possesso territoriale. Questa è la cosa importante. Certamente per Vietnam o Filippine la questione del petrolio diventa importante, ma non meno importante è per loro non cedere rispetto a quelle che considerano prepotenze da parte della grande potenza egemone della zona, cioè Pechino. E’ un problema di potenza: è un gioco di potenza ancor più che di denaro.

D. – Un gioco di potenza che in qualche modo spaventa anche gli Stati Uniti...

R. – Da una parte, gli Stati Uniti vorrebbero tenerla a freno, dall’altra parte, gli Stati Uniti sono quelli che hanno reso internazionale la questione, dicendo che loro sono interessati a risolvere il problema. Naturalmente, quando la grande potenza internazionale dice così, le piccole potenze locali – il Vietnam e le Filippine – si sentono spalleggiate e quindi prendono baldanza rispetto alla Cina. In Cina, quindi, pensano che ad aver infiammato la situazione siano state proprio queste affermazioni americane.







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