2012-07-16 13:57:27

L’Africa festeggia la prima donna alla presidenza dell’UA: evento storico


Per la prima volta nella storia dell’Unione Africana una donna è stata eletta alla presidenza della Commissione di questo importante organismo. Si tratta della sudafricana Nkosazana Dlamini-Zuma, già ministro della Sanità nel primo governo post-apartheid di Nelson Mandela e poi ancora a capo dei dicasteri dell’Interno e degli Esteri del suo Paese. Roberta Gisotti ha intervistato Barbara Pandolfi, uditrice al Sinodo per l’Africa nel 2009, esperta di questioni femminili in questo Continente:RealAudioMP3

D. – Dr.ssa Pandolfi, questa nomina potrà emancipare il ruolo della donna in Africa? E, a che punto siamo, nel cammino delle pari opportunità uomo-donna?

R. – Sì, probabilmente, a tre livelli. Il primo livello è quello della autostima, dell’autocoscienza, un riconoscimento per le donne importante, quindi, del loro processo di crescita, di sviluppo, di emancipazione. Il secondo livello, anche rilevante, è quello per tutta la società africana: è sicuramente un segnale significativo per tutti, questa nomina e questo riconoscimento che viene dato ad una donna già impegnata non solo in ambito sociale ma anche in ambito politico. Il terzo livello, credo, riguarda l’opinione pubblica internazionale, che può guardare in questo modo anche attraverso questi segni ai cammini significativi che le donne africane stanno compiendo in questi anni, e sono veramente dei percorsi molto importanti.

D. – Di certo, quando parliamo di presenza femminile nella società africana è cosa diversa dalla presenza femminile nei Paesi occidentali. Di quali peculiarità è portatrice la donna africana?

R. – Le donne africane da sempre hanno in mano l’economia e la cultura – se vogliamo – del proprio Paese, in quanto sono loro che trasmettono soprattutto alle nuove generazioni i valori e anche le tradizioni culturali più significative e più importanti; e poi, sicuramente gestiscono l’economia: proprio quell’economia piccola, anche rurale, che però mantiene in vita i villaggi, dà loro sviluppo e crescita. Ecco: credo che questo riconoscimento sia veramente un segno di questo cammino che per le donne si può ampliare sempre più a livello pubblico, a livello sociale, a livello politico.

D. – Quale ruolo sta giocando la Chiesa per valorizzare il genio femminile?

R. – Allora: sicuramente, la Chiesa con il suo annuncio ha avuto ed ha una rilevanza importante nell’uguaglianza tra donne e uomini. Nell’ambito ecclesiale, molte donne svolgono servizi significativi. Però, c’è ancora molto cammino da fare a questo livello, sia nella formazione del clero locale, sia anche nella consapevolezza delle donne e soprattutto del laicato femminile in Africa. Con tutto ciò che significa: non soltanto collaborazione, ma piena responsabilità in forza del Battesimo, in forza dell’appartenenza ecclesiale proprio alla missione della Chiesa ed alla promozione umana, soprattutto per quanto riguarda le donne. E questo credo che sia – mi viene da dire – quasi un’alleanza tra la Chiesa e le donne, anche proprio sul versante dei grandi temi quali quello dell’educazione, della famiglia, perché spesso questi aspetti sono principalmente affidati alle donne. Ma anche ad esempio la cura sanitaria per tanti versi, che a piccoli livelli, non nei grandi ospedali, è affidata alle donne. Quindi, credo che ci sia veramente una via che può nascere dalla forza del Vangelo, dai documenti del Magistero sulle donne, che può promuovere e può aiutare il cammino delle donne africane. E, con una formazione maggiore, probabilmente, anche proprio all’interno degli ambiti ecclesiali.







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