Guatemala: torna in libertà il militare condannato per l'omicidio di mons. Gerardi
“Un’ingiustizia per coloro che hanno sofferto e sono morti per mano dell’esercito
durante il conflitto armato”: così mons. Óscar Julio Vian, arcivescovo metropolitano
di Guatemala, ha definito la libertà concessa nel fine-settimana al colonnello a riposo
Byron Disrael Lima Estrada, condannato a 20 anni di carcere per l’assassinio di mons.
Juan José Gerardi Conedera, ucciso il 26 aprile 1998. “E’ strano che a Lima Estrada
sia stata data la libertà così rapidamente, poiché esistono altri implicati, come
il sacerdote Mario Orantes, a cui è stata negata la richiesta di remissione della
pena” ha aggiunto il presule, citato dalla stampa guatemalteca. Il colonnello, ottantenne,
ha scontato 11 anni, sette dei quali recluso in un ospedale. La decisione del tribunale
e la mancata impugnazione da parte del pubblico ministero - riferisce l'ahenzia Misna
- “è più che vergognosa per il popolo del Guatemala che si aspettava che la condanna
fosse compiuta nella sua totalità. Questo ci dice che nel Paese continuiamo a retrocedere
sul piano della giustizia” gli ha fatto eco Nery Rodenas, direttore dell’Ufficio per
i diritti umani dell’arcivescovado di Guatemala (Odagh), organismo già guidato dallo
stesso mons. Gerardi. “Non condividiamo questa decisione – ha detto ancora Rodenas
– perché la condanna a Lima Estrada ebbe grande impatto al livello nazionale e internazionale”.
Oltre a Byron Disrael Lima Estrada per l’omicidio del vescovo ausiliare di Guatemala
sono stati riconosciuti colpevoli suo figlio, il capitano Byron Lima Oliva, e padre
Mario Orantes, anch’essi condannati a 20 anni di carcere. Due giorni prima di essere
ucciso mons. Gerardi aveva pubblicato il rapporto ‘Guatemala nunca más’ (Guatemala
mai più), frutto del Progetto interdiocesano Remhi, (Recupero della memoria storica)
sui crimini della guerra civile che tra il 1960 e il 1996 provocò almeno 200.000 vittime,
tra morti e ‘desaparecidos’. Nel rapporto sono documentate oltre 55.000 violazioni
dei diritti umani perpetrate durante il conflitto, l’80 % delle quali attribuite all’esercito.
(R.P.)