Siria. Violenze e morti a Homs e Aleppo. Annan andrà a Mosca. Intervista con il nunzio
mons. Zenari
Nuovo tentativo per Kofi Annan, il mediatore internazionale per la Siria che martedì
sarà a Mosca, di ridare slancio diplomatico al suo piano di pace. Intanto, l’agenzia
di stampa ufficiale, Sana, ha diffuso le presunte confessioni di due fratelli che
affermerebbero di essere gli autori del massacro di giovedì scorso nel villaggio di
Tremseh, in cui oggi sono tornati gli osservatori dell’Onu. Ma per Damasco la verità
è un’altra. Il servizio di Marina Calculli:
Sull’escalation
di violenza in Siria, Benedetta Capelli ha intervistato il nunzio apostolico
a Damasco, mons. Mario Zenari:
R. - Purtroppo
la mia esperienza e quello che vedo, è che queste atrocità sono le punte di tanti
iceberg e sotto la situazione è veramente inquietante. Ogni giorno, si assiste al
deterioramento della situazione, una insicurezza che aumenta di giorno in giorno lungo
le strade ed in vari luoghi, la gente ha paura ad uscire e le armi circolano sempre
di più. Ci sono questi fatti abominevoli, che feriscono la coscienza dell’umanità,
ma io dico che bisogna sempre avere fiducia e mai perderla, come la speranza, perché
tutto può succedere anche in maniera positiva, con l’aiuto della comunità internazionale.
D.
- E’ stato fatto, tra l’altro, l’appello più grande da parte della comunità internazionale
verso la Russia e la Cina, che hanno avuto un atteggiamento un po’ più attendista
nei confronti del presidente Assad…
R. - Io ripeterei sempre le raccomandazioni
del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e dell’inviato speciale, Kofi Annan,
occorre che la comunità internazionale parli a una sola voce, perché altrimenti se
la comunità internazionale è divisa, le parti in conflitto alle volte si sentono libere
di fare quello che meglio conviene a loro. Bisogna spingere, incoraggiare la comunità
internazionale a parlare con una sola voce, affinché si arrivi a far cessare la violenza,
questa è la prima necessità veramente urgente. Far cessare questa violenza, che anziché
diminuire aumenta purtroppo di giorno in giorno.
D. - Lei ha parlato di fatti
“abominevoli”, purtroppo vittime di questa violenza, ogni giorno, sono anche i bambini
e questo aggrava ancora di più la situazione.
R. - Farei riferimento a quello
che il Santo Padre ha detto nel suo discorso ai partecipanti alla Roaco (Riunione
delle Opere in aiuto alle Chiese orientali), circa tre settimane fa. Parlando della
Siria, il Santo Padre ha espresso innanzitutto la Sua solidarietà profonda con i dolori
e le gravi sofferenze dei fratelli e delle sorelle siriane, ed in particolare ha menzionato
- cosa che mi ha toccato - la Sua partecipazione alle sofferenze di piccoli innocenti,
che secondo le statistiche superano ormai le 1200 vittime.
D. - Qual è l’appello
che sente di lanciare in questo momento e volevo anche sapere se c’era una condivisione,
lei prima ha parlato dei musulmani…
R. - Credo che la provvidenza, in questo
momento, interpelli tutti i cristiani su quel’è la volontà di Dio, qual’è il contributo
che i cristiani devono dare in questo momento, in questo Paese. Vediamo che anche
la gente attorno a noi - sia cristiani, che musulmani - si sentono incoraggiati dal
nostro rimanere, dalla nostra presenza. Si vedono anche alcuni begli esempi di collaborazione
ecumenica, sotto le bombe si vedono dei miracoli: comunità cristiane, ortodosse, cattolici
che veramente agiscono con una fraternità esemplare, che si aiutano e vanno oltre
a tutte queste distinzioni e difficoltà. Anche tra cristiani e musulmani ho avuto
qualche esempio: in questi luoghi, sotto le bombe, alle volte come veramente ci sia
uno spirito di umanità e vediamo come la fratellanza umana trova veramente delle strade
per unire e far saltare tutte queste distinzioni.
D. - In Siria ci sono delle
testimonianze luminose di aiuto, di soccorso, i cosiddetti “fiori nel deserto”…
R.
- Direi che sbocciano in circostanze così inaspettate, alle volte, l’umanità c’è da
una parte e dall’altra. Ieri, una signora mi diceva che tutte le mattine va a messa
e deve attraversare i posti di blocco - sia militari, governativi, che di ribelli
- e questa fedele che passa davanti ai militari dice: “io vado a pregare per voi”
e loro le rispondono “si, preghi, preghi per noi” e così fanno anche gli altri fedeli.
Anche testimonianze così, molto semplici, possono far bene in questo deserto in cui
sempre si vede e si parla di atrocità e si pensa che l’umanità sia decaduta e sia
difficile trovare questo “humus humani”, invece c’è in tanti cuori.