2012-07-15 14:06:58

Siria. Violenze e morti a Homs e Aleppo. Annan andrà a Mosca. Intervista con il nunzio mons. Zenari


Nuovo tentativo per Kofi Annan, il mediatore internazionale per la Siria che martedì sarà a Mosca, di ridare slancio diplomatico al suo piano di pace. Intanto, l’agenzia di stampa ufficiale, Sana, ha diffuso le presunte confessioni di due fratelli che affermerebbero di essere gli autori del massacro di giovedì scorso nel villaggio di Tremseh, in cui oggi sono tornati gli osservatori dell’Onu. Ma per Damasco la verità è un’altra. Il servizio di Marina Calculli:RealAudioMP3


Sull’escalation di violenza in Siria, Benedetta Capelli ha intervistato il nunzio apostolico a Damasco, mons. Mario Zenari:RealAudioMP3

R. - Purtroppo la mia esperienza e quello che vedo, è che queste atrocità sono le punte di tanti iceberg e sotto la situazione è veramente inquietante. Ogni giorno, si assiste al deterioramento della situazione, una insicurezza che aumenta di giorno in giorno lungo le strade ed in vari luoghi, la gente ha paura ad uscire e le armi circolano sempre di più. Ci sono questi fatti abominevoli, che feriscono la coscienza dell’umanità, ma io dico che bisogna sempre avere fiducia e mai perderla, come la speranza, perché tutto può succedere anche in maniera positiva, con l’aiuto della comunità internazionale.

D. - E’ stato fatto, tra l’altro, l’appello più grande da parte della comunità internazionale verso la Russia e la Cina, che hanno avuto un atteggiamento un po’ più attendista nei confronti del presidente Assad…

R. - Io ripeterei sempre le raccomandazioni del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e dell’inviato speciale, Kofi Annan, occorre che la comunità internazionale parli a una sola voce, perché altrimenti se la comunità internazionale è divisa, le parti in conflitto alle volte si sentono libere di fare quello che meglio conviene a loro. Bisogna spingere, incoraggiare la comunità internazionale a parlare con una sola voce, affinché si arrivi a far cessare la violenza, questa è la prima necessità veramente urgente. Far cessare questa violenza, che anziché diminuire aumenta purtroppo di giorno in giorno.

D. - Lei ha parlato di fatti “abominevoli”, purtroppo vittime di questa violenza, ogni giorno, sono anche i bambini e questo aggrava ancora di più la situazione.

R. - Farei riferimento a quello che il Santo Padre ha detto nel suo discorso ai partecipanti alla Roaco (Riunione delle Opere in aiuto alle Chiese orientali), circa tre settimane fa. Parlando della Siria, il Santo Padre ha espresso innanzitutto la Sua solidarietà profonda con i dolori e le gravi sofferenze dei fratelli e delle sorelle siriane, ed in particolare ha menzionato - cosa che mi ha toccato - la Sua partecipazione alle sofferenze di piccoli innocenti, che secondo le statistiche superano ormai le 1200 vittime.

D. - Qual è l’appello che sente di lanciare in questo momento e volevo anche sapere se c’era una condivisione, lei prima ha parlato dei musulmani…

R. - Credo che la provvidenza, in questo momento, interpelli tutti i cristiani su quel’è la volontà di Dio, qual’è il contributo che i cristiani devono dare in questo momento, in questo Paese. Vediamo che anche la gente attorno a noi - sia cristiani, che musulmani - si sentono incoraggiati dal nostro rimanere, dalla nostra presenza. Si vedono anche alcuni begli esempi di collaborazione ecumenica, sotto le bombe si vedono dei miracoli: comunità cristiane, ortodosse, cattolici che veramente agiscono con una fraternità esemplare, che si aiutano e vanno oltre a tutte queste distinzioni e difficoltà. Anche tra cristiani e musulmani ho avuto qualche esempio: in questi luoghi, sotto le bombe, alle volte come veramente ci sia uno spirito di umanità e vediamo come la fratellanza umana trova veramente delle strade per unire e far saltare tutte queste distinzioni.

D. - In Siria ci sono delle testimonianze luminose di aiuto, di soccorso, i cosiddetti “fiori nel deserto”…

R. - Direi che sbocciano in circostanze così inaspettate, alle volte, l’umanità c’è da una parte e dall’altra. Ieri, una signora mi diceva che tutte le mattine va a messa e deve attraversare i posti di blocco - sia militari, governativi, che di ribelli - e questa fedele che passa davanti ai militari dice: “io vado a pregare per voi” e loro le rispondono “si, preghi, preghi per noi” e così fanno anche gli altri fedeli. Anche testimonianze così, molto semplici, possono far bene in questo deserto in cui sempre si vede e si parla di atrocità e si pensa che l’umanità sia decaduta e sia difficile trovare questo “humus humani”, invece c’è in tanti cuori.







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