Cuba. Governo conferma: 3 morti e 158 casi accertati di colera sull’isola
Dopo giorni di silenzio, il governo cubano ieri sera ha confermato le tre vittime
di colera e la presenza sull’isola di 158 contagi, definendoli, però, casi “isolati”
e assicurando che la situazione è sotto il controllo del Ministero della Salute. Era
da oltre un secolo che la malattia non faceva la sua comparsa a Cuba e la notizia
ha spinto alcuni dei Paesi vicini come Messico e Venezuela ad adottare misure sanitarie
straordinarie. Il servizio di Roberta Barbi:
Sono
158 e non 53 come affermato i primi di luglio, i casi di colera accertati a Cuba:
lo ha confermato ieri sera il governo cubano in un comunicato che chiarisce anche
il numero delle vittime, tre, finora, tutte anziane e residenti a Manzanillo, una
città di circa 130 mila abitanti nella provincia orientale di Granma. Gli altri casi
presenti, che le autorità definiscono “isolati, sarebbero comunque tutte persone contagiatesi
nella cittadina, dove la situazione, secondo il Ministero della salute, che esclude
il rischio di pandemia, è sotto controllo: attraverso la televisione la popolazione
viene costantemente informata dei rischi di diffusione e invitata a incrementare le
normali norme igieniche, come lavarsi frequentemente le mani, pulire bene gli alimenti,
bollire l’acqua.
Le stesse precauzioni che molti Paesi - a partire dai vicini
Messico e Venezuela da dove provengono la maggior parte dei turisti che si recano
a Cuba - hanno adottato in aggiunta a misure di controllo sanitario straordinarie
negli aeroporti. Molti, inoltre, gli Stato che hanno imposto ai loro viaggiatori l’obbligo
di vaccinazione. Il colera di oggi, però, non sarebbe grave come quello del 1882,
data dell’ultima epidemia a Cuba, perché causato da un vibrione meno aggressivo del
biotipo classico: si cura con l’idratazione continua del paziente e, nei casi più
gravi, con antibiotici. La raccomandazione è comunque di non sottovalutare sintomi
quali diarrea e vomito. Quanto alle cause, sembra non siano da attribuirsi all’epidemia
diffusasi nella vicina Haiti dopo il terremoto del gennaio 2010, bensì alle forti
piogge che nel mese di giugno hanno contaminato l’acqua facendo aumentare i casi di
diarrea, alcuni dei quali attribuiti al batterio del colera.