2012-07-15 14:59:24

Aperto il Giffoni Film Festival: 170 film visti e giudicati dai giovani


Si è aperto ieri sera il Giffoni Film Festival, la rassegna cinematografica per giovani più famosa al mondo, ricca come sempre di ospiti internazionali e italiani, anteprime in esclusiva e tantissimi film in concorso, animata da migliaia di ragazzi, da sempre il vero cuore pulsante del Festival, che condividono un’esperienza unica e indimenticabile. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Undici giorni di cinema - 170 film in programma - arte, cultura, spettacolo, musica, dibattiti: tutto per avvicinare e coinvolgere 3.300 tra bambini, ragazzi e giovani che giungono da ogni angolo del globo - 54 nazioni e la novità quest’anno di Cina, Venezuela e Argentina - per far vivere loro questa esperienza di incontro e di formazione, soprattutto attraverso il lavoro di giurato, al quale tutti, secondo le diverse fasce d’età, sono chiamati. I numeri sono i numeri: potrebbero spaventare. Gianvincenzo Nastasi, membro della direzione artistica, conosce bene l’organizzazione di Giffoni:

R. - Bisogna dire che lavoriamo tutto l’anno per questo evento. Ci prepariamo molto per l’evento di luglio e siamo in tanti: tante persone che da anni con esperienza riescono a fare tutto ciò. C’è tutto l’Ufficio delle Giure: ragazze fantastiche che si occupano di contattare i giurati internazionali e le delegazioni. Noi spesso dalla direzione artistica lanciamo dei “contest creativi” per i giurati italiani, così da selezionarli durante tutto l’inverno. Quindi arrivano qui che, in qualche modo, già li conosciamo e questo ci facilita la cosa.

D. - Come preparate i giovanissimi giurati?

R. - Facendo capir loro quanto sia importante essere qui, quanto sia bello e quanto siano fortunati a essere qui: noi abbiamo migliaia e migliaia di richieste e purtroppo dobbiamo dire “no” a tanti ragazzi. Quindi, già il fatto di essere qui è certamente una gioia, ma anche una responsabilità. Cerchiamo, infatti, di responsabilizzarli, perché loro sono effettivamente i giurati ufficiali: a partire dai tre anni, che sono i più piccini, vedono dei film che poi devono votare. Quindi responsabilizzandoli, sì, ma facendoli anche molto divertire: noi abbiamo un approccio molto giocoso e allegro, come è giusto che sia.

D. - E’ una provocazione, visti i tempi difficili che la nostra società e i giovani soprattutto stanno vivendo, con la precarietà che appesantisce le loro prospettive e i valori che si opacizzano, proporre la felicità come filo conduttore?

R. – Assolutamente sì. E’ proprio in quest’anno che bisogna provare a essere felici, a rilanciare la felicità. Noi, che abbiamo la fortuna al Giffoni di lavorare con i ragazzi, che rappresentano davvero non solo il futuro, ma anche il presente della nostra società, dobbiamo proporci con animo davvero luminoso e positivo. Io penso che la creatività, la scuola e tutto ciò che riguarda il mondo dei ragazzi possa essere il nostro bacino, il nostro motore per ripartire. Quindi, è giusto che da Giffoni parta una rinascita attraverso la parola felicità.

D. - Finisce il Festival e si torna a casa: qual è l’esperienza che il giurato porta con se e conserva?

R. – Abbiamo la fortuna che con questi ragazzi continuiamo ad avere un rapporto e quando leggiamo le lettere che ci scrivono, quello che noi vediamo che portano dentro, i loro sguardi, le emozioni che vivono qui. Noi a volte non ce ne rendiamo conto, ma abbiamo davvero la possibilità di mostrare altre strade, di mostrare un mondo fatto di condivisione, di culture che s’incontrano. Ci sono ragazzi che vengono da Paesi in cui, magari, non c’è nemmeno il cinema: vengono qui e riescono a parlare con un ragazzo che vive dall’altra parte del mondo. Questa è la cosa più bella: quando riceviamo le lettere dei ragazzi che ci dicono quanto il Giffoni gli abbia fatto bene. Questo è ciò che dà un senso al nostro lavoro.







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