Terremoto: è legge decreto che stanzia 2,5 miliardi per la ricostruzione
in Emilia
Due nuove lievi scosse di magnitudo 2 e 4.1, con epicentro a Mirandola, sono state
avvertite nella notte nelle zone della pianura padana colpite dal sisma del maggio
scorso. Intanto, la protezione civile fa sapere che sono scese a 10.136 le persone
assistite nei campi di accoglienza, mentre è stato tramutato in legge il decreto del
governo che stanzia 2,5 miliardi in tre anni per la ricostruzione. Stanziamenti definiti
“inadeguati” dalla Cgil dell’Emilia-Romagna. Per un commento sui fondi per gli interventi
e la situazione nei campi, Marco Guerra ha intervistato Gianluca Pedrazzi,
caposervizio della Gazzetta di Modena:
R. – Io credo
che allo stato attuale sia un primo segnale importante da parte del governo Monti.
Però, i danni – come ben sappiamo – sono superiori perché si parla di circa cinque
miliardi di euro di danni. Ricordo sempre che parliamo di una delle aree-traino dell’azienda
Italia: in questa realtà emiliana si produce l’1% del Pil nazionale. Vorrei ricordare
che il distretto del Biomedicale europea, secondo solamente all’America, è dove produciamo
cuori artificiali, reni artificiali e sacche per le trasfusioni: quindi se si ferma
il Polo biomedicale di Mirandola e modenese vuol dire che a catena – a effetto domino
– si fermano anche i rifornimenti agli ospedali.
D. – La fase di emergenza
è stata superata?
R. – Non è stata superata perché le tendopoli continuano
ad essere ben presenti. La gente inizia a rientrare nella case, quelle agibili, ma
molti edifici sono completamente inagibili o hanno bisogno di lavori strutturali importanti.
C’è un problema anche di comunicazione e di rapporti sociali. Penso, ad esempio, ai
giovani che in questo momento si trovano con palestre distrutte, campi di calcio occupati
dalle tendopoli… Ci sono problemi terra-terra, banali, che vengono messi in secondo
ordine, ma si rischia di non avere più attività sportiva nei prossimi mesi. La situazione
di emergenza continua e continuerà, credo, ancora per molti mesi. In più c’è il fattore
caldo – che certamente è meglio del fattore gelo e neve dell’inverno – e in più c’è
il problema che sta emergendo giorno dopo giorno degli infiltrati. Ci sono persone
che occupano le tendopoli senza averne assolutamente bisogno. Si stanno facendo ora
controlli incrociati per vedere chi occupa le tendopoli, dove hanno la residenza,
se la lero casa è agibile o non agibile e perché quindi occupano la tendopoli.
D.
– In vista dell’inverno, per gli oltre 10 mila sfollati quali soluzioni sono previste?
R.
– E’ un grande punto interrogativo, perché soluzioni certe non ce ne sono. Si sta
pensando a prefabbricati; i privati stanno dando la caccia a queste casette di legno,
ma sono sempre soluzioni tampone. Siamo abbastanza in alto mare... Ci sono soluzioni,
invece, per le scuole: a settembre si vuole assolutamente ripartire e quindi si faranno
dei poli scolastici modulari e le scuole riapriranno regolarmente.
D. – Quali
risposte si attendono per il completo ritorno alla normalità e per far partire la
ricostruzione?
R. – No burocrazia, scelte rapide, chiarezza nelle leggi e nelle
norme che sono stati emanate per far fronte a questa catastrofe. E poi fatti e non
parole sia dal fronte creditizio, sia dal fronte politico. Devo dire, oggettivamente,
che in questo il governo Monti si sta muovendo abbastanza bene.