Il commento al Vangelo della domenica del teologo padre Bruno Secondin
Nella 15.ma domenica del tempo ordinario, la liturgia presenta il brano del Vangelo
nel quale Gesù invia i Dodici due a due ad evangelizzare e a guarire i malati, senza
avere alcuna preoccupazione materiale e con questa raccomandazione:
“Dovunque
entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo
non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto
i vostri piedi come testimonianza per loro”.
Su questo brano evangelico,
ecco il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di
Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Siamo alla prima
esperienza di missione per i discepoli che Gesù si è scelto: semplici e dirette le
parole da dire, ancora più povero l’equipaggiamento, perché non contrasti il messaggio:
nessun li identifichi con quello che possiedono. E leggera anche l’andatura: non fissarsi
in nessun luogo, ma fare solo delle soste provvisorie. E poi audaci nella libertà,
fino a scuotersi simbolicamente di dosso la polvere dei luoghi dove l’accoglienza
è negata.
La forza sarà nella Parola, nell’invito a cambiare mentalità e prospettiva,
perché i sogni dei padri e le speranze dei profeti si stanno realizzando. Parola e
casa, pane e dolori vanno mescolati, intrisi di fraternità e novità, perché ogni male
abbia fine. E vanno due a due, per sorreggersi nella solitudine e per incoraggiare
il cuore nella lotta al male. Perché non si annuncia un concetto, ma una nuova maniera
di stare insieme, di mangiare il pane della fraternità e di portare i pesi della vita.
È un’avventura, ma anche una promessa: Dio è in mezzo a noi, è vicino a ciascuno,
basta aprire occhi, cuore e casa, e altro senso avrà la vita. Ma bisogna prendere
posizione, mettersi in gioco: noi da che parte stiamo?