Germania, sentenza sulla circoncisione. Il rabbino di Roma, Di Segni: grati per la
solidarietà delle altre religioni
Dopo la veemente protesta dei rabbini, contro la sentenza che in Germania ha di recente
equiparato la circoncisione a un reato, il governo e il parlamento tedeschi si sono
messi al lavoro per garantire a breve una normativa che dia legittimità giuridica
a un rito comune a diverse fedi. Al microfono di Gabriella Ceraso, il rabbino
capo di Roma, Riccardo Di Segni, spiega le motivazioni che hanno spinto la
comunità ebraica a questa ferma presa di posizione:
R. - Vorrei
che fosse compresa la durezza del comunicato. Si tratta di norma fondamentale dell’identità
ebraica. Noi adempiamo ad un preciso precetto religioso. Se questa norma non può essere
rispettata, significa che c’è una libertà fittizia e monca; quindi questo è il motivo
per il quale si reagisce così duramente, tanto più quando si parla di un Paese come
la Germania che ha reso impossibile la presenza ebraica attraverso i modi che conosciamo.
Quello che è importante, è la solidarietà da parte delle altre religioni su questo
punto. Perché quando si parla di libertà religiosa, il modello che c’è necessariamente
è quello della religione prevalente, per cui è importante che le chiese cristiane
abbiano compreso perfettamente la delicatezza della cosa e si siano schierate a favore.
D.
- Vi rassicura la pronta disponibilità del governo della Germania di intervenire su
questa questione?
R. - Si tratta dell’unica risposta necessaria rispetto a
questo problema. La sentenza ha messo in evidenza che esiste un conflitto di diritti:
il diritto al libero esercizio della religione, e il diritto del minore di essere
tutelato nella sua integrità fisica o di dare consensi rispetto ad un altro che non
può controllare. A questo punto si crea un vuoto legislativo. È importante che il
governo tedesco si renda conto della gravità della situazione - già se ne è reso conto
- e faccia gli interventi legislativi per risolvere questa intricata questione. Tutte
le comunità ebraiche del mondo, in questo momento, si sentono minacciate anche perché,
c’è sempre il rischio che determinati comportamenti poi si estendano a macchia d’olio,
e che quindi il problema si complichi.