Onu: al Trattato sulle armi l'esperienza liberiana per un futuro diverso
“L’esperienza della Liberia, dell’Africa e di altri Paesi nel mondo dimostra che senza
un Trattato forte, le violenze armate e le guerre continueranno ad essere alimentate
da irresponsabili trasferimenti di armi”: così la presidente liberiana Ellen Johnson
Sirleaf ha sottolineato ieri l’importanza della Conferenza dell’Onu in corso a New
York per l’elaborazione di un Trattato sul commercio delle armi convenzionali. Ricordando
la tragedia delle guerra civile liberiana - riferisce l'agenzia Misna - che tra il
1989 e il 2003 ha devastato il Paese africano lasciando ferite difficili da rimarginare
e un bilancio di circa 250.000 vittime, Sirleaf ha chiesto un Trattato forte “che
possa cambiare in meglio il mondo”. Le parole della presidente liberiana giungono
mentre i negoziati di New York procedono secondo alcuni osservatori con fatica. Uno
dei punti critici riguarda l’inclusione o meno nel Trattato di armi leggere e munizioni.
Ma, come spesso avvenuto in passato e come dimostra la grande circolazione di armi
registrata in Africa occidentale, le armi leggere sono la vera arma di distruzione
di massa dei Paesi poveri di questo continente e contribuiscono a mantenere instabili
intere regioni per decenni. Sirleaf, che è anche stata insignita del premio Nobel
per la Pace, ha evidenziato gli effetti negativi delle armi anche sul piano economico
e si è auspicata che nel Trattato siano incluse armi leggere e munizioni. I lavori
della Conferenza dell’Onu per il Trattato sul commercio di armamenti sono cominciati
il 2 luglio. Fino al 27 luglio i rappresentanti di 193 Stati negozieranno quello che
è considerato dalla società civile internazionale un atto fondamentale per controllare
il commercio di armi con regole chiare e condivise. (R.P.)