2012-07-12 15:34:02

SUD SUDAN: Primo anniversario dell’indipendenza. Messaggio congiunto della Chiesa cattolica ed anglicana


Era il 9 luglio 2011 quando il Sud Sudan diventava, ufficialmente, il 54.mo Stato africano, proclamando la propira indipendenza dal governo di Khartoum. A distanza di un anno, l’arcivescovo cattolico di Juba, mons. Paulino Lukudu Loro, ed il primate anglicano del Sudan, il rev. Daniel Deng Bul, hanno diffuso un messaggio congiunto ai cittadini. Innanzitutto, nel testo vengono ricordati i passi avanti compiuti dalla giovane nazione in 365 giorni di indipendenza: la costruzione delle strade, l’ampliamento della rete delle telecomunicazioni, l’apertura di varie ambasciate nel mondo, “il nascente senso di orgoglio ed identità nazionale”. “Come nazione, quindi – si legge nel messaggio – governo, Chiesa e cittadini possono essere fieri di tutto questo”. Allo stesso tempo, però, non mancano le criticità, come la corruzione, i conflitti etnici, la carenza di servizi basilari, tra cui la sanità, l’educazione, l’acqua, la mancanza di sicurezza, il ruolo minore affidato alla Chiesa nella stesura di una nuova Costituzione. Mons. Lukudu Loro e il Rev. Bul puntano il dito anche contro il deterioramento “ad un livello inaccettabile” dei rapporti tra i governi di Juba e Khartoum, ribadendo che la guerra non è “un’opzione per risolvere i conflitti” ed invitando le parti in causa a cessare il fuoco. È urgente, inoltre, ricorda il messaggio congiunto, affrontare la questione del rincaro dei prezzi dei beni essenziali e dello sfruttamento del petrolio, “risorsa donata da Dio e che dovrebbe portare benefici ad entrambi i Paesi”. La Chiesa cattolica e quella anglicana si soffermano, poi, sul principio della dignità umana, “donata da Dio e non derivante dal luogo di nascita” e in base alla quale si chiede di porre fine “alle espulsioni di sud-sudanesi dal Sudan e ai rapimenti di cittadini di Juba da parte di gruppi armati”. “Ci appelliamo ai nostri fratelli e sorelle – si legge ancora nel messaggio – perché non prendano le armi contro i loro concittadini, ma lavorino uniti alla democratizzazione dei rispettivi Paesi”. Di qui, l’esortazione forte a Juba e Khartoum affinché attuino la risoluzione ONU 2046, approvata il 2 maggio scorso, e che chiede ai due Paesi di cessare immediatamente gli scontri armati, di ritirare le proprie truppe riportandole all'interno dei confini delle rispettive nazioni e di ripristinare i negoziati di pace. Ribadendo, inoltre, che “la Chiesa si identifica soprattutto con i poveri e gli oppressi di ogni credo, etnia o nazionalità, a prescindere da dove essi si trovino”, il rappresentante cattolico ed il suo omologo anglicano deplorano gli attacchi contro alcune istituzioni religiose avvenute a causa della diversità di fede, di etnia e di cultura. Al contempo, il messaggio congiunto esprime rammarico per il proseguimento delle “guerre civili nelle zone del Darfur, dei Monti Nuba e del Nilo Blu”: “Non c’è una soluzione militare – scrivono mons. Lukudu Loro e il rev. Bul – Chiediamo pertanto alle parti in causa di avviare negoziati significativi e ci appelliamo affinché ci sia un accesso umanitario internazionale ed immediato in queste regioni”. Piena di speranza è, poi, l’ultima parte del messaggio, in cui i firmatari esprimono l’auspicio che “il primo anniversario dell’indipendenza del Sud Sudan sia un’opportunità per il governo, la Chiesa e la popolazione del Paese” perché si possa avverare il sogno di “due nazioni democratiche e libere, in cui persone di ogni religione, etnia, cultura e lingua godano degli stessi diritti umani; due nazioni in pace l’una con l’altra, che usano insieme, e nel modo migliore, le risorse donate da Dio; due Paesi che vivono fianco a fianco nella solidarietà e nel rispetto reciproco, che celebrano la loro storia comune e dimenticano gli errori commessi in passato”. Il sogno, quindi, è quello “della fine delle povertà e della malnutrizione, di cristiani e musulmani che possono frequentare le chiese e le moschee senza paura”. Dal suo canto, la Chiesa ribadisce il proprio impegno “nella promozione della pace a tutti i livelli attraverso i valori del Vangelo”. “La Chiesa rimarrà unita al di sopra delle due nazioni”, si legge ancora nel testo, e e guarderà alle diversità culturali come “ad una forza per lo sviluppo e per una coesistenza armoniosa”; per questo, cattolici ed anglicani si assumono “la responsabilità reciproca di garantire che la nuova Repubblica del Sud Sudan sia costruita sulle solida fondamenta dell’uguaglianza, della dignità dell’uomo, dei diritti umani e della giustizia”. (PIRO)








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