Appello dei vescovi asiatici: stop al commercio delle armi, è rubare a chi è affamato
I vescovi asiatici chiedono “la fine delle guerre e delle ostilità nei diversi contesti
dell’Asia”, “un maggiore impegno delle istituzioni per la pace globale”, “lo stop
immediato al traffico delle armi”, che contribuisce a insanguinare il continente.
Come riferito all’Agenzia Fides dal padre cappuccino Nithiya Sagayam, segretario dell’Ufficio
per lo Sviluppo Umano, in seno alla Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia
(FABC), i vescovi hanno aderito all’iniziativa lanciata dal suo Ufficio FABC in occasione
dl 50° anniversario dell'Enciclica di Papa Giovanni XXIII “Pacem in Terris” e in vista
delle “Settimana per il Disarmo”, promossa a livello delle Nazioni Unite, mentre molte
nazioni si accingono a firmare il Trattato sul Commercio delle Armi, che intende limitare
e regolamentare il fenomeno. Hanno aderito all’appello numerosi leader religiosi dell’Asia,
tra cui due cardinali, 20 arcivescovi, 10 vescovi, nonché altri 5.000 rappresentanti
di diverse fedi, dato che il testo è stato poi esteso alle altre comunità religiose.
L’appello è stato consegnato al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.
Il documento si rivolge ai leader mondiali chiedendo di “lavorare per la pace e l'armonia
attraverso il disarmo” e “approvando il Trattato sul commercio delle armi”. “Ogni
arma che si produce è un furto a coloro che hanno fame” si ricorda. Il commercio delle
armi, che a livello globale ha un volume di affari di 1.000 miliardi di dollari l’anno,
è una causa importante di forti e ampi abusi sui diritti umani. Alcuni governi investono
più in spese militari che su sviluppo sociale, infrastrutture di comunicazione e sanità
messi insieme. I vescovi ricordano che il Trattato sul commercio delle armi, che prevede
meccanismi di controllo e monitoraggio, “fornirà un importante contributo alla promozione
di una vera cultura della pace, attraverso una collaborazione responsabile tra gli
stati”. Il commercio delle armi alimenta le guerre, genera gravi ritardi nello sviluppo
umano, produce instabilità e conflitto, diffonde una cultura di violenza e criminalità.
L’obiettivo ultimo, si rimarca, deve essere il disarmo, che eviti violenza, morte
e genocidi.