Giornata mondiale della popolazione: le sfide più grandi, invecchiamento e lavoro
Si celebra oggi la Giornata mondiale della popolazione, istituita dall’Onu nel 1989,
in anni di grave preoccupazione per l’incremento esponenziale del numero di abitanti
del Pianeta rispetto alle risorse disponibili per sfamare l’intera umanità. Allora
si era già raggiunta la soglia dei 5 miliardi. Un appuntamento dunque atteso per fare
il punto su tendenze demografiche e sviluppo. Oggi siamo oltre 7 miliardi sulla Terra.
Roberta Gisotti ha intervistato il prof. Antonio Golini, demografo dell’Università
“La Sapienza” di Roma:
D. - Professore sono cadute le paure degli anni ’90,
quando l’imperativo era quasi “diminuire o morire”?
R. - Sì, negli anni ‘90
c’è stato un periodo di così forte esplosione demografica, che la paura era diffusa.
Poi è arrivata la Conferenza mondiale del 94, al Cairo, e giustamente in quell’occasione
si è legato il problema della popolazione al problema dello sviluppo economico e sociale,
tanto è vero che quella Conferenza si chiamò “sulla popolazione e lo sviluppo”. Effettivamente,
il problema come fu posto allora è rimasto tale e quale: alcune popolazioni continuano
a crescere a ritmo abbastanza elevato, soprattutto nell’Africa Subsahariana, ma c’è
poi il problema grave delle forti disparità nella condizione socio-economica. Se non
si risolve la disparità nella condizione socio-economica, non si riesce a risolvere
il problema demografico, anche per le aree arretrate.
D. - Il segretario generale
dell’Onu Ban Ki-moon, nel suo messaggio per la Giornata parla di incognite, in rapporto
al settore alimentare, energetico, finanziario…
R. - Non c’è dubbio che il
problema dei 7 miliardi di abitanti, della prospettiva di arrivare ai 9 miliardi e
delle grandi disparità fra le parti del mondo, costituiscono giustamente una preoccupazione
per il segretario generale dell’Onu; ma devo dire che si tratta di una preoccupazione
per tutti noi, se consideriamo che da qui al 2050, l’Europa si accinge a veder diminuire
i propri abitanti e da qui al 2050 l’Africa vedrà invece aumentarli di un miliardo
di persone. E’ evidente che uno squilibrio così forte e così intenso, porta a cascata
una serie di problemi e preoccupazioni - compresa quella per esempio migratoria -
che impongono una diversa visione del mondo, ed una diversa visione della gestione
delle cose del mondo, più equa e più sostenibile per tutti.
D. - Quali sfide
più urgenti si pongono oggi? Per esempio l’invecchiamento della popolazione…
R.
- Certo, l’invecchiamento per noi occidentali è un problema primario, ma lo è diventato
anche per la Cina, perché - con la dissennata politica del ‘figlio unico’ - la Cina
ha provocato un invecchiamento della popolazione a cui non sanno come far fronte.
Però, l’innovazione tecnologica è una di quelle cose che possono fare la differenza:
ovunque, si stanno progettando ed attuando prototipi, per ora, che poi diventeranno
produzioni in larga serie, di robot-umanoidi che possono assicurare assistenza alle
persone anziane. Quindi, noi siamo in vista di una nuova rivoluzione - dopo quelle
agricola, industriale e tecnologica - ovvero quella dei robot. Allora, io credo che
la preoccupazione più grande, sarà quella del lavoro, e quindi se ci sarà abbastanza
lavoro per tutti. Già la crisi recente mostra come la difficoltà grossa che abbiamo
noi in occidente, ma anche in oriente, sia proprio quella del lavoro, ed è qui che
dovranno puntare tutte le politiche per cercare di riequilibrare un po’ le cose del
mondo.