Monti: potremo far ricorso allo scudo antispread. L'opinione dell'economista Baglioni
Per il premier Monti “sarebbe ardito dire che l'Italia non avrà mai bisogno di aiuti
di questo o quel fondo”. Per il presidente del Consiglio l’Italia potrebbe far ricorso
allo scudo antispread. Monti ha anche escluso di poter restare al governo dopo il
2013. Giampiero Guadagni
C’è
la volontà di fare tutto il possibile per salvaguardare l’euro e far progredire il
progetto politico europeo. Per il premier italiano Monti dall'Eurogruppo di lunedì
e dall'Ecofin è arrivato dunque questo importante segnale per i cittadini e per i
mercati. La crisi ha evidenziato la vulnerabilità del sistema bancario in Europa,
con conseguenze negative per l'intera economia senza un sistema di vigilanza bancaria
unificata. A chi chiede perché lo spread, dopo la buona accoglienza dei mercati al
vertice europea, si è poi riposizionato in modo non positivo, il premier italiano
risponde osservando che dopo una decisione presa all’unanimità c’è stato chi - un
capo di governo o altri membri dello stesso governo - ha fatto dichiarazioni che riducono
la portata di quell'accordo politico preso ad altissimo livello. Quanto all’Italia
Monti continua a ritenere che l'Italia non avrà bisogno di fare ricorso allo scudo
anti-spread ma ritiene che sarebbe "ardito" escluderlo di sicuro per il futuro. Quello
che invece Monti esclude è che la sua esperienza di governo vada oltre la scadenza
naturale della legislatura. Parole che fanno eco alle ultime dichiarazioni di Napolitano,
convinto che i tre partiti che sostengono il governo Monti siano determinati a perseguire
politiche anticrisi anche dopo le elezioni del 2013.
Monti ha detto che l’Italia
potrebbe far ricorso allo scudo antispread. Per un commento abbiamo sentito l’economista
Angelo Baglioni
R.
- Credo che l’Italia in questo momento non abbia bisogno dello scudo antispread nel
senso che abbiamo un bilancio in avanzo dal punto di vista del saldo primario, non
abbiamo sostanzialmente problemi nell’emettere titoli del debito pubblico nell’accedere
ai mercati. In questo senso siamo molto diversi dalla Grecia. Però è anche vero che
stiamo pagando un costo troppo alto nell’emettere titoli del debito pubblico sul mercato.
Evitiamo di ricorrere allo scudo, al fondo antispread, perché questo darebbe un segnale
molto negativo però è anche vero che paghiamo tassi troppo alti e questo è un problema
sul tappeto.
D. - Secondo lei, come si fa ad evitare che i tassi crescano in
modo quasi esponenziale, come sono cresciuti da qualche mese a questa parte?
R.
- A mio parere l’unica istituzione in grado di fornire veramente un rimedio a questo
è la Banca centrale europea. E’ quest’ultima che dovrebbe intervenire e garantire
che questi spread non vadano oltre certi limiti acquistando i titoli dei Paesi dei
quali i tassi tendono a salire troppo.
D. - E’ d’accordo con chi dice che tutto
sommato la Banca centrale europea non ha gli strumenti necessari perché in fondo non
può essere un prestatore di ultima istanza?
R. - No, non sono d’accordo. Ritengo
anzi che il fatto di contenere gli spread tra un Paese e l’altro faccia parte dei
compiti istituzionali della Banca centrale europea che deve garantire l’uniformità
della politica monetaria e la corretta trasmissione della politica monetaria nell’area
dell’euro. Quindi secondo me rientra nelle sue responsabilità.