2012-07-10 11:06:03

Congo: per i vescovi non è negoziabile l'integrità territoriale del Paese


Un risveglio patriottico per salvare una nazione messa in pericolo da un “piano di balcanizzazione” più volte denunciato: a chiederlo sono i vescovi della Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) al termine della loro Assemblea plenaria che si è svolta a Kinshasa e che ha visto la presenza, venerdì, del cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, in visita nel Paese africano. Dopo aver espresso “stupore” per la “guerra che imperversa all’Est, nel Nord e Sud-Kivu, uccidendo pacifici cittadini congolesi”, i vescovi hanno annunciato l’avvio di una vasta campagna di sensibilizzazione in tutte le parrocchie cattoliche del Paese. “Le popolazioni devono rendersi conto che il nostro Paese è in guerra e devono difendere ogni centimetro quadrato del nostro territorio nazionale” ha dichiarato padre Léonard Santedi, segretario generale della Cenco, invitando parlamentari e governanti a considerare la guerra dell’Est come “la prima delle priorità” da affrontare. Secondo padre Santedi, servono anche azioni esterne affinché la comunità internazionale si “renda conto che il popolo congolese si alza come un uomo solo per dire no al piano macabro di balcanizzazione e di sgretolamento del nostro Paese”. In interviste rilasciate all’emittente Radio Okapi - riferisce l'agenzia Misna - emerge che nella capitale Kinshasa parte dei cittadini attribuisce il conflitto dell’Est al “malgoverno” e al “lassismo delle autorità che non dicono la verità su quanto sta accadendo”. Dal terreno le notizie in circolazione sono spesso confuse o contraddittorie, anche se più fonti danno credito alla possibilità di un’offensiva della ribellione del Movimento del 23 marzo (M23) su Goma, capoluogo della provincia del Nord-Kivu, dove truppe congolesi e caschi blu della Monusco stanno per essere dispiegati in tempi brevi. Nei giorni scorsi i ribelli, stimati oggi in 2000 uomini, hanno conquistato Bunagana, alla frontiera con l’Uganda, e sei altre località della provincia, tra cui Rutshuru. Da ieri sera sembra confermato il ritiro dell’M23 dal centro di Rutshuru, ora sotto il controllo di unità della polizia nazionale, anch’esse costituite da ex ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp, tutsi) del generale latitante Bosco Ntaganda – ricercato dalla Corte Penale Internazionale (Cpi) dell’Aja – che rivendicano l’attuazione degli accordi firmati nel 2009 con il governo di Kinshasa grazie ai quali erano stati integrate nelle forze di sicurezza. Oggi la situazione del Nord-Kivu sarà al centro di una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu e domani ad Addis Abeba si terrà un incontro interministeriale urgente tra Paesi della regione dei Grandi Laghi per cercare di ridurre la crescente tensione tra Kinshasa e Kigali, accusata di sostenere i ribelli dell’M23 con uomini e mezzi. (R.P.)







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