Congo: per i vescovi non è negoziabile l'integrità territoriale del Paese
Un risveglio patriottico per salvare una nazione messa in pericolo da un “piano di
balcanizzazione” più volte denunciato: a chiederlo sono i vescovi della Conferenza
episcopale nazionale del Congo (Cenco) al termine della loro Assemblea plenaria che
si è svolta a Kinshasa e che ha visto la presenza, venerdì, del cardinale Fernando
Filoni, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, in visita
nel Paese africano. Dopo aver espresso “stupore” per la “guerra che imperversa all’Est,
nel Nord e Sud-Kivu, uccidendo pacifici cittadini congolesi”, i vescovi hanno annunciato
l’avvio di una vasta campagna di sensibilizzazione in tutte le parrocchie cattoliche
del Paese. “Le popolazioni devono rendersi conto che il nostro Paese è in guerra e
devono difendere ogni centimetro quadrato del nostro territorio nazionale” ha dichiarato
padre Léonard Santedi, segretario generale della Cenco, invitando parlamentari e governanti
a considerare la guerra dell’Est come “la prima delle priorità” da affrontare. Secondo
padre Santedi, servono anche azioni esterne affinché la comunità internazionale si
“renda conto che il popolo congolese si alza come un uomo solo per dire no al piano
macabro di balcanizzazione e di sgretolamento del nostro Paese”. In interviste rilasciate
all’emittente Radio Okapi - riferisce l'agenzia Misna - emerge che nella capitale
Kinshasa parte dei cittadini attribuisce il conflitto dell’Est al “malgoverno” e al
“lassismo delle autorità che non dicono la verità su quanto sta accadendo”. Dal terreno
le notizie in circolazione sono spesso confuse o contraddittorie, anche se più fonti
danno credito alla possibilità di un’offensiva della ribellione del Movimento del
23 marzo (M23) su Goma, capoluogo della provincia del Nord-Kivu, dove truppe congolesi
e caschi blu della Monusco stanno per essere dispiegati in tempi brevi. Nei giorni
scorsi i ribelli, stimati oggi in 2000 uomini, hanno conquistato Bunagana, alla frontiera
con l’Uganda, e sei altre località della provincia, tra cui Rutshuru. Da ieri sera
sembra confermato il ritiro dell’M23 dal centro di Rutshuru, ora sotto il controllo
di unità della polizia nazionale, anch’esse costituite da ex ribelli del Congresso
nazionale per la difesa del popolo (Cndp, tutsi) del generale latitante Bosco Ntaganda
– ricercato dalla Corte Penale Internazionale (Cpi) dell’Aja – che rivendicano l’attuazione
degli accordi firmati nel 2009 con il governo di Kinshasa grazie ai quali erano stati
integrate nelle forze di sicurezza. Oggi la situazione del Nord-Kivu sarà al centro
di una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu e domani ad Addis Abeba si terrà
un incontro interministeriale urgente tra Paesi della regione dei Grandi Laghi per
cercare di ridurre la crescente tensione tra Kinshasa e Kigali, accusata di sostenere
i ribelli dell’M23 con uomini e mezzi. (R.P.)