In Egitto la Corte Costituzionale conferma la bocciatura della legge elettorale
Di nuovo tensione in Egitto. La Corte Costituzionale ha confermato che la sentenza
di bocciatura della legge elettorale, che ha portato allo scioglimento del Parlamento,
è "definitiva". Nel pomeriggio di ieri scontri davanti alla sede dell'Assemblea del
popolo, tra sostenitori e oppositori del presidente Morsi. Giuseppe Acconcia:
E’ indetta
per oggi, in Piazza Tahrir, al Cairo, una grande manifestazione di protesta dei Fratelli
Musulmani contro la decisione della Corte costituzionale di sciogliere il Parlamento
in via definitiva. Convocata pre oggi una sessione straordinaria del Parlamento,
dopo il decreto presidenziale emesso domenica: Mohamed Morsi ha chiesto l’annullamento
della sentenza di scioglimento. Il neo eletto presidente egiziano ha anche dichiarato
che in 60 giorni si può andare ad elezioni parlamentari con una nuova costituzione.
Sono dure le reazioni politiche: il Consiglio militare riunito d’emergenza; politici
di ogni schieramento hanno definito l’atto unilaterale di Morsi una violazione dell’autorità
giudiziaria. D’altra parte, proseguono le dimostrazioni di sostegno della diplomazia
americana verso il nuovo presidente egiziano. Barack Obama ha invitato Morsi a Washington
a settembre, mentre dopo la visita al Cairo del vice segretario di Stato, William
Burns, anche Hillary Clinton dovrebbe recarsi, a fine mese, nella capitale egiziana.
E torna alta la tensione tra Consiglio militare, giudice e presidente della Repubblica
con l’avvio della coabitazione tra esercito e islamisti.
Sullo scontro in
atto Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del prof. Massimo
Campanini, docente di Storia dei Paesi islamici all’Università di Trento:
– La situazione
è talmente magmatica e in fase evolutiva che uno scontro dei poteri istituzionali
è nella forza e nella logica delle cose. Io penso che la Corte costituzionale abbia
deciso nelle settimane scorse su pressioni molto forti da parte dei militari: in questo
modo c’è una svolta molto importante del processo democratico. E’ chiaro che questo
scontro dei poteri istituzionali potrebbe essere potenzialmente molto pericoloso,
ma non credo che questo atto da parte di Morsi significhi effettivamente una diminuzione
della autorevolezza e dell’indipendenza della magistratura, senza che naturalmente
che questa magistratura dimostri di essere veramente incline a aiutare il processo
democratico in Egitto.
D. – I militari, quindi, dall’inizio della rivoluzione
continuano a cercare di tenere il potere e sono una forza economica molto forte nel
Paese: a questo punto i militari lasceranno il potere o cosa c’è da aspettarsi?
R.
– Io credo che, se i militari esagerassero nel voler tenere il Paese contro la volontà
della maggioranza degli egiziani, si potrebbe andare incontro a una svolta molto pericolosa
e potenzialmente di guerra civile all’interno dell’Egitto. I militari, però, hanno
la possibilità di tenere sotto controllo la situazione non occupando i gangli vitali
del potere, ma facendo valere da una parte la loro autorevolezza e la loro potenza
economica e, dall’altra, il ruolo che hanno sempre gestito i difensori dello Stato
nazionale di interpreti della volontà ufficiale del Paese. Da questo punto di vista,
ripeto, c’è in corso uno scontro costituzionale e istituzionale dagli svolgimenti
imprevedibili. Bisognerà vedere la logica dei vari equilibri se porterà a uno scontro,
oppure se ci sarà una convergenza di interessi: nel senso che i Fratelli musulmani
possono istituzionalizzare la rivoluzione e i militari hanno l’occasione di tenere
sotto controllo questa istituzionalizzazione della rivoluzione, senza eccedere con
le loro interferenze nello svolgimento dei processi politici.