2012-07-08 12:50:09

Il Papa all’Angelus: non cercare sempre segni e prodigi, è Gesù il più grande miracolo dell’universo


Gesù è la “trasparenza di Dio”, “il più grande miracolo dell’universo”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI all’Angelus, al Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, il primo nella cittadina laziale da quando vi si è trasferito, martedì scorso, per il periodo estivo. Il Papa ha affermato che spesso, nel cercare segni e prodigi, non ci accorgiamo che il vero Segno è Gesù, “Dio fatto carne”. Quindi, nei saluti in polacco, ha levato una preghiera per la pace nel mondo. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

“I miracoli di Cristo non sono un’esibizione di potenza, ma segni dell’amore di Dio che si attua là dove incontra la fede dell’uomo”: così, Benedetto XVI all’Angelus in cui, commentando il Vangelo domenicale, si è soffermato sull’incredulità della gente di Nazareth per le guarigioni compiute da Gesù. Un fatto, ha osservato, comprensibile “perché la familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina”. D’altro canto, ha aggiunto il Papa, anche Gesù si meravigliava dell’incredulità della gente di Nazareth:

“Anche Lui, in un certo senso, si scandalizza! Malgrado sappia che nessun profeta è ben accetto in patria, tuttavia la chiusura del cuore della sua gente rimane per Lui oscura, impenetrabile: come è possibile che non riconoscano la luce della Verità”.

Perché, ha detto, “non si aprono alla bontà di Dio, che ha voluto condividere la nostra umanità?”. In effetti, ha rilevato il Papa, “l’uomo Gesù di Nazareth è la trasparenza di Dio, in Lui Dio abita pienamente”:

“E mentre noi cerchiamo sempre altri segni, altri prodigi, non ci accorgiamo che il vero Segno è Lui, Dio fatto carne, è Lui il più grande miracolo dell’universo: tutto l’amore di Dio racchiuso in un cuore umano, in un volto d'uomo”.

Il Papa ha, dunque, rammentato che la Vergine ha “compreso veramente questa realtà”. Maria, ha detto, “non si è scandalizzata di suo Figlio: la sua meraviglia per Lui è piena di fede, piena di amore e di gioia, nel vederlo così umano e insieme così divino”. Ha quindi esortato i fedeli a imparare da Maria, “Madre nella fede”, a “riconoscere nell’umanità di Cristo la perfetta rivelazione di Dio”. Al momento dei saluti, in un clima particolarmente festoso, il Papa ha rivolto un pensiero speciale ai pellegrini polacchi della Famiglia di Radio Maria, riuniti a Jasna Gora, che pregano “per la patria, per le famiglie e per la libertà di espressione”. Ha quindi salutato i giovani della Fondazione “Opera del Nuovo Millennio”, ispirata al Beato Karol Wojtyla, che stasera con credenti di diverse religioni eleveranno una preghiera per la pace nell’ex campo di concentramento di Majdanek:

“Włączam się duchowo w te wydarzenia…”“Mi unisco spiritualmente a questi eventi – ha detto il Papa – imploro il bene e la pace, per il mondo, per la Polonia e per ognuno di voi”. In francese, ha poi invitato i fedeli a non dimenticare Dio, durante le vacanze, continuando a pregare e ad andare a Messa la domenica. Infine, un cordiale saluto alla cittadinanza di Castel Gandolfo che, come da tradizione, lo accoglie con affetto nel periodo di riposo estivo:

“Saluto cordialmente la comunità locale e auguro a tutte le famiglie di poter avere un momento di riposo e di ricarica fisica e spirituale”.


Questo il testo completo dell'Angelus:

Vorrei soffermarmi brevemente sul brano del Vangelo di questa domenica, un testo da cui è tratto il celebre detto «Nemo propheta in patria», cioè nessun profeta è bene accetto tra la sua gente, che lo ha visto crescere (cfr Mc 6,4). In effetti, dopo che Gesù, a circa trent’anni, aveva lasciato Nazareth e già da un po’ di tempo era andato predicando e operando guarigioni altrove, ritornò una volta al suo paese e si mise ad insegnare nella sinagoga. I suoi concittadini «rimanevano stupiti» per la sua sapienza e, conoscendolo come il «figlio di Maria», il «falegname» vissuto in mezzo a loro, invece di accoglierlo con fede si scandalizzavano di Lui (cfr Mc 6,2-3). Questo fatto è comprensibile, perché la familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina (...) Gesù stesso porta come esempio l’esperienza dei profeti d’Israele, che proprio nella loro patria erano stati oggetto di disprezzo, e si identifica con essi. A causa di questa chiusura spirituale, Gesù non poté compiere a Nazareth «nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì» (Mc 6,5). Infatti, i miracoli di Cristo non sono una esibizione di potenza, ma segni dell’amore di Dio, che si attua là dove incontra la fede dell’uomo. Scrive Origene: «Allo stesso modo che per i corpi esiste un’attrazione naturale da parte di alcuni verso altri, come del magnete verso il ferro … così tale fede esercita un’attrazione sulla potenza divina» (Commento al Vangelo di Matteo 10, 19).

Dunque, sembra che Gesù si faccia – come si dice – una ragione della cattiva accoglienza che incontra a Nazareth. Invece, alla fine del racconto, troviamo un’osservazione che dice proprio il contrario. Scrive l’Evangelista che Gesù «si meravigliava della loro incredulità» (Mc 6,6). Allo stupore dei concittadini, che si scandalizzano, corrisponde la meraviglia di Gesù. Anche Lui, in un certo senso, si scandalizza! Malgrado sappia che nessun profeta è bene accetto in patria, tuttavia la chiusura del cuore della sua gente rimane per Lui oscura, impenetrabile: come è possibile che non riconoscano la luce della Verità? Perché non si aprono alla bontà di Dio, che ha voluto condividere la nostra umanità? In effetti, l’uomo Gesù di Nazareth è la trasparenza di Dio, in Lui Dio abita pienamente. E mentre noi cerchiamo sempre altri segni, altri prodigi, non ci accorgiamo che il vero Segno è Lui, Dio fatto carne, è Lui il più grande miracolo dell’universo: tutto l’amore di Dio racchiuso in un cuore umano, in un volto d’uomo.

Colei che ha compreso veramente questa realtà è la Vergine Maria, beata perché ha creduto (cfr Lc 1,45). Maria non si è scandalizzata di suo Figlio: la sua meraviglia per Lui è piena di fede, piena d’amore e di gioia, nel vederlo così umano e insieme così divino. Impariamo da lei, nostra Madre nella fede, a riconoscere nell’umanità di Cristo la perfetta rivelazione di Dio.








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