Padre Zollner: dal Papa sforzo impressionante per combattere lo scandalo degli
abusi nella Chiesa
Sono stati pubblicati in questi giorni, per i tipi delle Edizioni Dehoniane, gli Atti
del Simposio sugli abusi sessuali su minori, “Verso la guarigione e il rinnovamento”,
svoltosi nel febbraio scorso alla Pontificia Università Gregoriana. All’evento era
intervenuto mons. Charles Scicluna, promotore di Giustizia per la Congregazione della
Dottrina della Fede, che in un’intervista sull’ultimo numero del mensile Jesus
si sofferma sulla risposta della Chiesa allo scandalo degli abusi sessuali. “Gran
parte degli episcopati – rivela mons. Scicluna – hanno elaborato le linee-guida” contro
gli abusi “e le hanno sottomesse all’esame della Congregazione” per la Dottrina della
Fede che “avverrà dopo il periodo estivo”. Per quelle che non hanno risposto, aggiunge,
“è in partenza una lettera di sollecito”. In particolare, si legge nell’intervista,
“senza contare il continente africano, che è una realtà particolare, in grande difficoltà
nelle strutture ecclesiastiche, più della metà delle Conferenze ha risposto”. Questo
dato parziale, evidenzia mons. Scicluna, “non indica una battuta d’arresto”. E soggiunge:
“E’ incoraggiante il dato del mondo anglosassone, ma anche Europa, Asia e America
Latina hanno alte percentuali di risposta”. Per “valutare tutti i testi”, conclude,
“ci vorrà almeno un anno”. Al Simposio sugli abusi era intervenuto anche il padre
gesuita Hans Zollner, preside dell’Istituto di psicologia della Gregoriana e tra
i curatori degli Atti. A padre Zollner, Alessandro Gisotti ha chiesto di soffermarsi
sull’importanza e i frutti del Simposio:
R. – Siamo molto
contenti che il libro sia già uscito in italiano in così poco tempo, perché lì è possibile
vedere – nero su bianco – come la Chiesa sia impegnata. Al Simposio sono stati radunati
i rappresentanti delle Conferenze episcopali del mondo e i superiori generali delle
grandi Congregazioni, per dare un segno chiaro all’interno della Chiesa e anche ai
gruppi della società, perché agiscano anche loro. E’ stato molto importante che, al
Simposio, i vescovi potessero parlarsi tra di loro in uno spazio riservato, così da
potersi anche confrontare sulle pratiche migliori da adottare: come si può combattere
l’abuso, come si possono aiutare le vittime e come si può prevenire così che queste
cose non accadano più o almeno che siano veramente bloccate e non si ripetano.
D.
– Il Simposio non è stato solo di studio, fine a se stesso, ma molto concreto, operativo
e di aiuto innanzitutto agli episcopati del mondo…
R. – Certamente. Eravamo
a metà strada riguardo alla lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede,
in cui veniva chiesto alle Conferenze episcopali di sottoporre le loro linee guida
nella lotta contro l’abuso. Molte conferenze episcopali non avevano preparato ancora
le linee guida. Quindi, molti vescovi che hanno partecipato a questo Simposio dicevano
esplicitamente che l’evento - e quindi lo scambio di opinioni tra loro, l’aver sentito
la vittima che ha parlato a nome delle vittime e degli abusi e l’aver ascoltato mons.Scicluna, responsabile a livello mondiale della lotta a questi crimini - gli avrebbe
permesso di impostare le linee guida in maniera molto più concisa, molto più efficace.
D.
– Il Simposio ha dato appunto voce alle vittime degli abusi e forse questo è stato
il momento anche più forte, impressionante. Sappiamo che il Papa stesso, in diversi
viaggi, ha voluto incontrare le vittime degli abusi. Questo tema dell’ascolto è fondamentale?
R.
– Sì, è fondamentale. Il Papa è veramente un grande maestro di ascolto e prende sul
serio la sofferenza e questa piaga che la Chiesa, tramite i suoi ministri che hanno
abusato di minori, ha inflitto al corpo di queste vittime e anche al Corpo della Chiesa
stessa. Questo il Papa lo ha detto ripetutamente. Siamo molto grati per l’appoggio
avuto da parte di tutte le Congregazioni interessate, ci hanno veramente appoggiato.
Abbiamo ricevuto anche una lettera del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone,
a nome del Papa, in cui appoggiava l’iniziativa, incoraggiava questo Simposio e incoraggiava
il cammino verso una guarigione e un rinnovamento che noi da soli non possiamo mettere
in atto. Il Simposio e la pubblicazione di questi atti potrebbe rappresentare un piccolo
passo in questo lungo e doloroso cammino che il Santo Padre ha intrapreso. Senza di
lui certamente non avremmo potuto celebrare il Simposio e non avremmo questo movimento
in tutte le parti della Chiesa di prendere atto e consapevolezza della necessità che
la Chiesa agisca con una sola voce e con determinazione.
D. – Davvero il Papa
è impegnato in uno sforzo di grande coraggio e trasparenza, non nascondendo anche
gli errori del passato…
R. – Il segnale più forte sono stati gli incontri del
Santo Padre con le vittime; le parole che ha usato nella Lettera ai cattolici in Irlanda:
tutto rappresenta un grande ed impressionante sforzo di tornare nel passato e di vedere
tutte queste colpe, tutti questi peccati, tutti questi crimini che sono stati commessi
da parte di ministri della Chiesa, ma anche di quei superiori che hanno nascosto,
che hanno cercato - anche - di negare il fatto. Il Papa stesso è testimone per eccellenza
del fatto che così non è possibile andare avanti: dobbiamo fare giustizia alle vittime
del passato e dobbiamo fare tutto ciò che è possibile per prevenire abusi. Proprio
per questo, alla fine di questo Simposio, abbiamo voluto fondare il Centro per la
protezione dei minori, che la Pontificia Università Gregoriana ha istituito a Monaco
di Baviera, e che vuole essere un centro di apprendimento a distanza. In questi giorni
i nostri collaboratori sono andati nelle prime diocesi, nei primi Paesi con i quali
vogliamo collaborare in questo progetto di ricerca e hanno portato risultati dall’Asia,
dall’India e dall’Indonesia, che sono molto interessanti. Certamente vogliamo essere
uniti nella lotta contro l’abuso, ma dobbiamo anche renderci conto che il linguaggio,
la sensibilità, le leggi stesse sono molto diverse da un continente all’altro, da
un Paese all’altro. Per cui ci vorrà uno sforzo ulteriore e necessario per rendere
più efficace anche la risposta della Chiesa in tutte le parti del mondo.